Dopo l’ultima via ad ottobre e l’uscita della monografia su
Pareti pensavo che per qualche tempo non sarei più ritornato dalle parti dell’Ancesieu…E
invece la curiosità di scoprire dal vivo come fosse davvero questa “misteriosa”
Strategia del Ragno mi ha portato di nuovo in questi valloni dimenticati da tutti;
non per una volta, bensì per due, visto che, complice la stanchezza, il bagnato
ed una domenica che veniva dopo una brutta settimana, al primo colpo non siamo
andati oltre i due terzi della salita…
La parete SW dell’Ancesieu vista dall’auto lascia intuire
ampiezza e austerità, ma tutto questo è nulla in confronto alla vista che si ha
quando si sbuca sul colletto erboso posto alla sommità del Combetto degli
Embornei: una parete, immensa e verticalissima che forse, con qualche cengia e
ciuffo erboso in meno, sarebbe senza dubbio LA parete granitica delle Alpi
Occidentali.
La Strategia si è rivelata una via che non si può descrivere
con aggettivi tipici delle altre vie che sono abituato a salire. Se la si
guarda con gli occhi dell’abitudine e dell’ordinarietà probabilmente non
risulta neanche particolarmente interessante, visto che le fessure sono spesso
sfuggenti o cieche, la roccia un po’ lichenata e l’arrampicata in sé non
particolarmente entusiasmante. Ma se la si prova a guardare con occhi diversi,
beh ecco allora le cose cambiano sostanzialmente e la Strategia diventa una via
unica nel suo genere, una via in cui le capacità del puro scalatore non bastano
e bisogna tirare fuori in pizzico di quelle dell’alpinista.
Fatta eccezione per alcuni brevi tratti, sono 350 metri di
arrampicata difficile e molto psicologica, in cui la linea non sempre è così
evidente, in cui non ci sono spit e in cui non si possono mettere protezioni
esattamente dove si vuole.
Alcuni tiri rimangono ben impressi nella mente, come i primi
2, complessi e psicologici, il quarto, una fessura di mano magnifica seguita da
un’imprevedibile e provvidenziale traverso orizzontale
in piena parete e il nono, dove non si può non pensare ad Isidoro
Meneghin ed Ugo Manere che fra l’80 e l’81 salgono questo itinerario pazzesco
per il Piemonte di quei tempi (non a caso irripetuto fino alla riscoperta di
Trombetta e soci).
Trovo giusto non dire troppo altro su questa via, di cui uno
dei principali elementi di fascino è proprio quel pizzico di mistero che l’ha
sempre avvolta e che trovo giusto vada preservato. Ottima la relazione sul blog
di Adriano con un’unica imprecisione sull’ultimo tiro, dove dopo il muro
tecnico non bisogna andare a destra, ma, logicamente, a sinistra.
Che dire dell’impegno complessivo? Personalmente, considerando
lunghezza, continuità delle difficoltà ed estrema parsimonia nell’attrezzatura
presente, la considera una via decisamente impegnativa, che riempie sicuramente
la giornata di una cordata di semplice arrampicatori della domenica con noi.
Per gli appassionati dei numeri se dovessi valutarla con scale e criteri attuali direi R2+, 12L, 7b max, 6a/A1+ obbl.
Poche e bruttine le foto che allego, chiedo venia...
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La parete SW dell'Ancesieu |
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Gianluca su L6 |
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Cappe su L8 |