Ho voluto usare il titolo del romanzo di Felice Benuzzi "Fuga sul Monte Kenya" perché così come lui e i suoi due amici scapparono da un campo di prigionia inglese per toccare la cima del monta Kenya e quindi rompere quell'umiliazione che li attanagliava tutti i giorni, anche noi alpinisti in fondo, scaliamo vette per allontanarci momentaneamente da qualcosa. Chi dalla solita routine, chi dalla voglia di conoscere cose nuove perché tremendamente annoiato e chi per alzare l'asticella della propria autostima perché ormai a livelli bassi.
Ovvio che Benuzzi, in piena guerra, senti anche il bisogno di portare la bandiera italiana su qualche cima perché preso da spirito nazionalista, quello che ai giorni d'oggi si risveglia solamente durante i mondiali di calcio.
Ma a parte il riferimento al romanzo che ha accompagnato le mie notti insonni durante l'avvicinamento e l'acclimatamento alla montagna, devo ammettere che credevo la scalata al Monte Kenya molto più semplice. Ma grazie all'affiatamento del gruppo e la voglia di raggiungere la vetta, siamo riusciti tutti a scalare le cime del Monte Kenya, compresa una splendida scalata sulla Punta John un 4890 molto estetico.
Breve pausa al campo Mackinder. Alle mie spalle le due cime del Monte Kenya con a destra la punta Joahn.
Il monte Kenya con il Diamond couloir al centro e la Punta John a destra.
Seneci tra le nuvole del tramonto.
Primi tiri.
Qualche tiro esposto.
Dopo la cresta MacKinder
La valle Chogoria, da dove siamo scesi.
Ultimi tiri prima della vetta.
Tooooooppp
Alba verso la punta Lenana.
Le solite cene liofilizzate.
Qualche coccola non guasta mai.
Il lungo trekking di ritorno con i cari portatori.
La bellissima valle Chogoria.
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Stanco ma felice |
Si ritorna a Nairobi... |