Normalmente un semplice tentativo non meriterebbe un post
dedicato, eppure mi fa piacere raccontare qualcosa di questa nonostante tutto
splendida due giorni sul Bianco in compagnia di Sacha. La meteo annuncia due
giorni di bello stabile, la temperatura è buona e la voglia di scalare è tanta.
Non resta che scegliere un obiettivo e andare diretti all’attacco. Eppure
stavolta abbiamo cercato qualcosa di diverso ed anziché andare ai Satelliti, al
Triolet o all’Envers con la certezza di salire una delle tante bellissime vie
di questi settori, abbiamo deciso di
cercare un pizzico di avventura e di visitare il “misterioso” bacino del
Greuvetta. Se lato Frebouze questa montagna è frequentata con relativa
continuità lungo la via Dromi, posta a pochi metri dal sentiero che sale al
Bivacco Gervasutti, sul versante opposto, quello esposto ad Est, sono
pochissime le notizie di ripetizioni delle vie che a partire dagli anni ’80
sono state tracciate lungo questi magnifici pilastri. Solo recentemente la
guida valdostana M. Farina ha aggiunto qualche nuova linea in prossimità di
quelle esistenti.
Subisco maledettamente il fascino delle vie storiche, quelle
che hanno un nome e una storia prima che una sequenza di tiri e di difficoltà e
così propongo a Sacha di provare ad andare a vedere questo Pilier des Vers
Luisants, il Pilastro dei Fuochi Fatui, così chiamato perché pare che delle
curiose lucciole di montagna avessero accompagnato i fratelli Piola durante la
discesa a valle dopo l’apertura.
Della via non posso dire nulla, essendoci arrivato ahimè
solo a un centinaio di metri dall’attacco, se non che il tratto di parete su
cui corre è uno dei più invitanti dell’intero massiccio del Bianco. Verticale,
giallo, perfetto.
Posso invece riferire delle condizioni del ghiacciaio, che normalmente
andrebbe salito sulla destra idrografica (quindi sinistra salendo), ma che in
occasione del nostro tentativo presentava in questo tratto una successione di
infiniti piccoli seracchi non collegati che non abbiamo ritenuto saggio
affrontare. Abbiamo cercato quindi un passaggio sul lato opposto, proprio nei
pressi dell’attacco della recente via Mandorlita, ma anche qui un sottilissimo
ponte che collegava due buchi giganteschi ci ha scoraggiato a passare,
soprattutto perché oltre questo le condizioni non sembravano affatto
migliorare.
Prima di lasciare la parola alle foto do solo qualche
suggerimento tattico: il bivacco Comino è pulito e comodo e si raggiunge in
circa un’ora e mezza da Arnouva. Il consiglio è di prendersi un po’ di margine
il primo giorno e di portare il materiale fino alla fine della morena che dà
accesso al ghiacciaio (circa un’oretta su terreno senza sentiero ma con qualche
ometto). Così facendo si sarà più veloci la mattina successiva, sia perché più
scarichi sia perché il percorso non è immediato da individuare al buio. In
prossimità del bivacco non c’è acqua, per cui la camminata servirà anche a
riempire le bottiglie…
Ultima curiosità: sfogliando i libri del bivacco
l’ultima ripetizione dichiarata del Pilier des Vers Luisants è del 2004, ad
opera di un certo Jean Luc Amstutz…a buon intenditor…
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Oltre il bivacco, verso il ghiacciaio |
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Il punto più in alto raggiunto, sulla sinistra idrografica. Visibile pochi metri oltre Sacha l'unico possibile ponte |
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Cercando un passaggio |
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I muri seraccati dove passarebbe la traccia di avvicinamento in condizioni normali. Il Pilier des Vers Luisants è subito dietro |
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Il fronte del ghiacciao di Greuvetta. Traversando tutte le placche e spostandosi a sinistra si mette facilmente piede sul ghiacciaio |