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martedì 17 settembre 2013

Cadarese

Con Roby decidiamo di andare qualche giorno in Svizzera sul calcare grigio del Wenden, per spezzare il lungo tragitto pensiamo di fermarci a far due tiri a Cadarese, "tanto è sulla strada, cosi vediamo com'è".
Parcheggiata l'auto osservo con scetticismo l'aspetto normale della falesia, ma una volta arrivato ai piedi dei tiri capisco subito che non era come i soliti posti a cui siamo abituati.
Osservando i diedri e le fessure mi rendo conto che avremmo passato una gran giornata.
Cadarese è uno splendido giocattolo con certe fessure un pochino facilitate dagli spit, ma la scalata è unica. Prima di tutto ci vuole un ottima tecnica, misto ad una buona sensibilità per gli incastri, poi se si scelgono i camini o le larghe fessure occorre non essere schizzinosi e strisciare come dei vermi per guadagnare metri.
Credo che in europa falesie del genere si contino sulle dita di una mano, e se siete amanti dei tiri dove più che tenersi conta sapersi mettere, allora Cadarese è il vostro posto.
La sera osserviamo su internet che nei prossimi giorni in svizzera la meteo sarebbe stata bruttina, ci guardiamo in faccia per qualche secondo e alzando le spalle decidiamo di rimanere per altri giorni a far fessure. Sono più che convinto che se avessero dato bello saremmo rimasti lo stesso.
Di seguito la sequenza di un bel 7b+ che ha spezzato la schiena a tutti e due...












venerdì 6 settembre 2013

Pétit Clocher du Portalet, Le Chic, le Cheque, Le Choc (6c+ max, 6b obbl.)

Estate scarna di salite e di belle vie in montagna...sigh, ma anche gli ultimi week end estivi a volte concedono qualche bel giro sul Monte Bianco, e così, con i soliti incastri di orari e spostamenti ai limiti del tetris io e il Cobra riusciamo a regalarci una bella 20 ore sul versante svizzero del Re delle Alpi, su una delle pareti rocciose che, seppure non contornata da ghiacci e non altissima, presenta roccia e linee fra le più belle dell'intero massiccio.

Non a caso quel personaggio che risponde al nome di Marco Pedrini a fine anni '80 disse "non serve andare a Yosemite, correte al Pétit Clocher du Portalet!"

Normalmente l'avvicinamento si effettua da Champex servendosi della funivia della Breya che deposita a oltre 2000 metri e rende l'avvicinamento non brevissimo, ma sicuramente meno faticoso visto il poco dislivello.
Quest'anno però la funivia è chiusa per lavori, e così non ci resta che parcheggiare il furgone a mezzanotte inoltrata alle Prese d'Acqua di Saleina (rischiando il linciaggio dal locale che abita la baracca accanto al parcheggio leggermente infastidito dal nostro rumore...).

3 ore di sentiero ripido, ma evidente e molto ben tracciato, cui segue un traverso su pietraia segnata da ometti, conducono alla base della via. L'ultimo tratto, che consente di salire sulla cengia che percorre la base delle pareti, è delicato ma ben tracciato ed attrezzato, in generale nulla di particolarmente expo.

Le Chic, le Cheque, le Choc, via dei fratelli Remy come la maggior parte di quelle della parete, corre subito a sinistra del classico spigolo SE e si sviluppa principalmente in belle fessure, intervallate da qualche passo più placcoso.
Il tiro più bello è probabilmente il secondo (che in realtà sarebbe il terzo, considerando che i primi 2 si fanno comodamente in una sola lunghezza da 50 metri), in cui ad una tecnica partenza in placca segue un'elegantissima fessura da proteggere.
Bello anche il terzo tiro, principalmente in placca, obbligata ma ben chiodata, in cui non è banale identificare gli spit dal basso.
La chiodatura è sicura e, direi anche abbondante per lo standard del Monte Bianco; anche nelle fessure l'uso dei friend è limitato. Per una ripetizione portare una serie di Camalot più un paio di microfriend...con questa dotazione i nut sono inutili.
Sicuramente un posto in cui tornare!!!

Il Pétit Clocher all'alba

Cobra all'uscita di L5