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giovedì 22 giugno 2017

Engelhorner - Kadenz (7a max, 6b obbl.) e Hintisberg - Todi (7a max, 6b obbl)

Sembra che il mio organismo stia avendo la meglio sul fastidioso ed antipatico virus che mi ha messo KO nelle ultime due settimane e così, seppur non ancora in forma smagliante, convinco Carole ad una toccata e fuga (si fa per dire, considerando che da Lux sono minimo 5 ore) in terra elvetica per rimetterci un po’ su qualche multipitch, possibilmente non troppo dura vista la convalescenza ancora in corso.
Approfittando delle molte ore di sole, sabato alle 12 siamo all’attacco di Kadenz, al Rosenlauistock, simpatica parete nel gruppo degli Engelhorner che da tempo mi incuriosiva. Il quadro è magnifico, con una vista mozzafiato sul ghiacciaio di Rosenlaui sovrastato dall’imponente parete del Klein Wellhorn, su cui corrono famosi 600oni tra cui la classica Gletschersymphonie. Optando, ovviamente, per la variante di destra sul primo tiro che abbassa di una tacca l’obbligatorio, risaliamo rapidamente tutti i 7 tiri fino ad uscire sulla cresta sommitale; Kadenz è una via simpatica e non difficile, con un paio di lunghezze particolarmente belle (L4 ed L6). Chiodatura ottima e ravvicinata dal 6c in su, più allungata al di sotto, senza mai divenire particolarmente ingaggiata.
Dopo un’ottima cena al parcheggio di Rosenlaui e una campeggiata abusiva nello stesso, la mattina successiva ci spostiamo nella zona di Grindelwald per visitare la parete di Hintisberg, dove i fratelloni svizzeri più noti del circo arrampicatorio, i Remy brothers, hanno aperto una manciata di vie fra i 150 e i 200 metri in questa che potrebbe essere tranquillamente definita una falesia d’alta quota.
Il luogo mi incuriosiva principalmente per la fama legata alla splendida visuale sulla parete nord più famosa delle Alpi e forse del mondo, l’Eiger naturalmente; oltre a confermare il panorama davvero superlativo, che oltre al celebre orco propone anche il resto del tris di questa parte dell’Oberland, vale a dire Monch e Jungfrau, percorrendo la via Todi (7a max, 6b obbl.) abbiamo con sorpresa trovato anche una piacevolissima arrampicata su roccia impeccabile, discretamente fisica e con un ultimo tiro memorabile su roccia grigia.

Sul bellissimo L4 di Kadenz

Il ghiacciaio di Rosenlaui con a destra i 600 metri verticali del Klein Wellhorn

L'uscita del bellissimo L6

Serve dire cos'è?

Ultimi metri prima di arrivare in sosta sull'ultimo tiro di Todi

martedì 20 giugno 2017

Pasqua in Vercors (Le Droit Chemin e Les Hirondelles de Faubourg)

La falesia di Presles, ed il Vercors in generale, trasmettono un’impressione di zona un po’ demodé dal punto di vista arrampicatorio. In 4 giorni in pieno periodo di vacanza trascorsi da queste parti, abbiamo infatti incontrato pochissimi scalatori e le pareti in generale non danno l’impressione di essere molto frequentate. E pensare che 10/15 anni fa la lunga barra calcarea dei Rochers de Presles compariva spesso sulle riviste ed alcuni dei suoi itinerari (più di 250 in tutto) avevano anche assunto una certa notorietà.
Il risultato però è tutt’altro che sgradevole: infatti, pur essendo a mezz’ora da un’autostrada, salire una via alla Paroi Rouge permette di immergersi in un ambiente già discretamente selvaggio ed isolato e di vivere una giornata bella piena, fatta di avvicinamento dall’alto (perfettamente segnalato), doppie e relativa risalita. La via che abbiamo scelto per il primo giorno è una classica della parete, Le Droit Chemin (7b max, 6b obbl.), che alterna bei tiri su placche grigie a sezioni su diedri più o meno superficiali, con a metà il superamento di uno strapiombo/tetto decisamente atletico. La via, nell’ordine del 6b/6c con chiodatura sicura ma non ascellare, è discretamente fisica fino agli ultimi tiri; sempre meglio pertanto conservare un po’ di energia per godersela davvero tutta.
Il secondo giorno abbiamo visitato le bellissime falesie cui si accede dal villaggio di Tamée: incredibile come il Vercors, a mezz’ora dalla strada, celi degli angoli tanto selvaggi e incontaminati. Abbiamo scalato all’Auberge Espagnol, che propone tiri principalmente su canne e buchi decisamente fisici. Poca roba sotto il 7a, meglio andarci con un po’ di carburante…
Per il terzo giorno ci siamo spostati nella zona di Ombleze, dove nel settore delle Gorge abbiamo salito la bella e nota “Les Hirondelles de Faubourg” (6c max, 6b obbl.)
, inclusa nell’ormai celeberrima lista delle “Parois de legende” della famiglia Petit. La via merita giustamente la sua fama, derivante principalmente da ingaggio minimo e scalata molto ludica, praticamente tutta in strapiombo su strati e prese franche che ricordano vagamente le sbracciate dei Mallos di Riglos. Fa eccezione l’ultimo tiro, un 6b da antologia della scalata su roccia grigia semplicemente perfetta. Per il rientro, al posto delle probabilmente più rapide doppie, abbiamo optato per la discesa a piedi. Dall’uscita si segue tutto il filo di cresta (per tracce non sempre evidenti) fino ad un evidente colletto boscoso da cui parte un sentiero ben marcato che scende nel vallone che riporta alla strada; certamente un po’ più lungo come dicevo, ma paesaggisticamente molto piacevole.
Prima di ripartire ci scappano ancora due tiri mattutini nella storica falesia di Balme Etrange, proprio sopra l’entrata delle Grotte di Choranche.  

Roccia magnifica sullo stupendo L2 di Le Droit Chemin


Il settore Paroi Rouge della falaise de Presles, probabilmente uno dei più belli dell'intera falesia

Sul penultimo tiro, in traverso, de Les Hirondelles de Faubourg



I bellissimi setttori nei pressi del villaggio di Tamée: Auberge Espagnol e Presqu'ile