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lunedì 31 agosto 2015

Envers des Aiguilles, Republique Bananiere (6c max) e Tout va mal (7a max, 6a+ obbl.)

Venerdì scorso con Marco partiamo alla volta dell’Envers des Aiguilles per una meta un po’ particolare: l’obiettivo è l’eterna (800 metri per 26 lunghezze, 6c max) Republique Bananiere, che arriva fino in cima all’elegante e slanciata Aiguille de la Republique. Quello che più mi stimolava della via, di per sé non fra le più “rinomate” né “prestigiose” del Bianco, era la possibilità di vivere due giorni pieni di montagna, in un luogo poco frequentato e con un bivacco in parete (anche se le molte cenge presenti lungo l’itinerario dovrebbero renderlo alquanto confortevole).
Trovare l’attacco di Republique Bananiere non è complesso, essendo situato poco a sinistra e più in basso della classica Grepon-Mer de Glace. Dal ghiacciaio si vede molto bene la prima sosta (cordone rosso) e la linea di fessura/diedro che consente di raggiungerlo.
E così ecco che verso l’una di pomeriggio Marco mi raggiunge proprio alla prima sosta, pronto a ripartire per il secondo tiro. Non abbiamo però fatto i conti con l’inconveniente, che puntualmente si verifica quando un sasso precipitato dall’alto colpisce Marco in pieno braccio…Forte dolore da subito, per fortuna nulla di più grave, ma quanto basta per convenire, dopo una mezzoretta di attesa e di consulto, che non è il caso di imbarcarsi su altri 25 tiri con un braccio su quattro a mezzo servizio.
Ci caliamo quindi dalla prima sosta e rientriamo al rifugio, sperando che un miglioramento del braccio ci consenta di fare qualcosa l’indomani.
Per fortuna sabato le cose non vanno troppo male, così decidiamo di attaccare Tout va Mal (7a max, 6a+ obbl.), che con i suoi 450 metri a detta dei ripetitori molto interessanti conduce fino all’anticima dell’Aiguille du Roc.
Il primo tiro è il solito diedro alpino (per cui esiste un solo grado, ovviamente il 5c) che potrebbe cogliere di sorpresa i meno avvezzi a questo genere di scalata, cui seguono 5 tiri non particolarmente esaltanti su placche e diedrini, mai troppo difficili.
La via cambia marcia da L7, sia per inclinazione sia per bellezza della roccia e dei movimenti. L7 ed L8 percorrono una vena di quarzo spettacolare, cui seguono fessure e diedri sempre molto divertenti. L10 è il tiro tecnicamente più difficile, rettificato da Piola nell’ultimo restyling e si risolve con una dulfer molto estetica seguita da un traverso tecnico su piccole prese rovesce fino ad un magico knob provvidenziale che segna la fine del duro. Si prosegue quindi per diedri e fessure mai difficili, ma neppure banali.
Nel complesso Tout va Mal è una via sicuramente piacevole, in un luogo incantevole e che beneficia di sole praticamente tutto il giorno, ma tuttavia le manca quel pizzico di “sale” che forse le consentirebbe di essere collocata fra le “incounturnables” del gruppo del Bianco.
La chiodatura è ottima, gli spit non mancano e l’ingaggio è contenuto, nonostante le lunghe sezioni interamente da proteggere, per altro sempre abbastanza semplicemente. Per fare un paragone potrei dire che si tratta di una via simile nell’impegno ad una Panorama su Forzo all’Ancesieu.
Ottimo lo schizzo di Petit su Parois des Legendes, così come le tante info su questa via che si trovano in rete.
Unica nota di attenzione per la discesa, che può essere da rapidissima a laboriosa a causa degli incastri delle corde, cosa tutt’altro che improbabile in un paio di recuperi… (noi ne abbiamo incastrate, con relative risalite, due). 

Republique Bananière, L1

Republique Bananière, L1

Tout va Mal, L8


Marco su L9

Ed io a ruota

Il magnifico diedro di L14...ovviamente 5c...:-)

Turkish Climbing Trip

Magnifico tour di una settimana nel massiccio dell’Ala Daglar, a due ore circa di macchina dall’affollata e caotica città costiera di Adana (Turchia Orientale). 
Con Gil, Sacha e Katrin abbiamo piazzato il Campo Base nel carinissimo campeggio di Recep, ingegnere di Istanbul convertito all’attività di chiodatore e valorizzatore delle pareti della zona, e della sua famiglia.
Ci hanno riservato un’ospitalità unica, fatta sicuramente di buon cibo gustato nel gazebo del loro camping, ma soprattutto di tanta cortesia e contatto umano.
Nei giorni di nostra permanenza abbiamo alternato giornate in falesia, vie lunghe sulle pareti “montane” della zone ed un’immancabile visita della Cappadocia, con le sue incredibile particolarità geologiche trasformate in altrettanto bizzarre rarità abitative.
Le falesie più rinomate della zona sono quelle attrezzate lungo le pareti del Kazikly Canyon, una lunga e profonda gola nascosta alla vista fino all’ultimo istante, all’interno della quale Recep ed amici hanno attrezzato numerosi settori con vie di un po’ tutte le difficoltà. Noi abbiamo scalato al settore Dergah, probabilmente uno dei più classici del canyon, su bellissime linee di continuità in strapiombo fra il 6c ed il 7c.
L’altro settore che si sta sviluppando negli ultimi anni è quello del Pinarbazy Canyon, anch’esso a pochi minuti d’auto dal Camping e a pochi minuti di cammino dall’auto. Qui la roccia è diversa, un calcare più liscio e “slavato” rispetto al Kazikly Canyon, che propone lunghezze più delicate e tecniche. Sono presenti anche numerose fessure di tutte le dimensioni, alcune anche lasciate interamente da proteggere.
Entrambi i Canyon consentono di scalare anche nelle giornate estive più calde, grazie all’ombra presente un po’ tutto il giorno a seconda dei settori e ad una piacevole brezza.
Sul fronte delle multipitch, il secondo giorno siamo saliti verso il Paramakkaya, un monolite perfetto di calcare alto più di 300 metri su cui corrono ad oggi, oltre alla classica normale, altre 3 vie. Noi abbiamo salito Orient (7b max, 7a obbl.), aperta quasi dieci anni fa dall’altoatesino Gargitter e soci: Orient è una via assolutamente magnifica, roccia perfetta su tutte le lunghezze, con solo qualche metro friabile su L5. Il tiro più esigente è il primo, un 7a di più di 50 metri continuo e non immediato, con arrampicata tecnica e fisica al tempo stesso (utili 2 o 3 friend medi). I 4 tiri successivi, pur restando impegnativi, non presentano gradazioni eccessivamente severe (neppure il 7b, partite convinti per salirlo in libera!), mentre si cambia registro con l’ultimo tiro, anch’esso 7b ma di un’altra via, la Mezzaluna Nascente a firma Larcher-Oviglia-Paissan nuovamente psicologico ed esigente. L’uscita sulla cima del Paramakkaya è un momento di perfezione arrampicatoria/alpinistica, in piedi sull’esile crestina che costituisce la vetta di questo monolite.
L’ultimo giorno abbiamo salito un’ultima e più facile via, Freedom alla Kayralak Tower (6b+ max, 6a+ obbl.), non difficile ma semplicemente un gioiello per l’arrampicata su queste difficoltà. I primi 5 tiri sono capolavori della natura (il secondo in particolare), gli ultimi due più ordinari ma consentono comunque di uscire sulla sommità della parete.

Il giorno dopo, ahimè, la vacanza è già finita ed è ora di rientrare a casa… Torneremo di sicuro; con tutta la calma e la tranquillità che questi luoghi infondono non si può fare altrimenti!

PS: purtroppo delle tante foto fatte in questa vacanze molte sono andate perdute insieme al mio telefono...caduto in mare pochi giorni dopo il nostro ritorno :-(

Nel Kazikly Canyon, un 7b del settore Dergah

E' perfetto, è maestoso, è bello...è il Paramakkaya!


E Sacha abbraccia l'Ala Daglar dalla sua cima

Ed è il turno anche mio e di Gil

Sembrano tante Aguglie di Goloritzé in miniatura...invece sono le abitazioni tipiche della Kappadokia
Chissà se qualcuno le ha mai scalate?
Parcheggio al Camp prima di salire Freedom
 
La Keyralak tower, dove corre Freedom


Gil su L2 di Freedom


L3 di Freedom

Freedom, L6

Molto poco ecologico, ma molto divertente e comodo :-)

Rocca dei Campanili: Gram (7b max, 7a obbl.)


Qualcuno potrebbe pensare che le vie del Motto al Mongioie sono un po’ tutte uguali…e potrebbe non avere torto! Ma come si fa a non tornare con rinnovato entusiasmo su questi piccoli capolavori? Ai Campanili avevo già salito Teresin e Ciri e le ricordavo entrambe bellissime; questa Gram, un gradino più difficile, è assolutamente stupenda. Tolto il primo tiro, non complesso ma scorbutico e su roccia dubbia, si scala su lunghezze perfette e con quel mix di sicurezza ed ingaggio che rende la scalata su queste pareti una piccola eccezione rispetto a tante altre in Alpi Occidentali.

Il secondo tiro (7b) propone la sequenza obbligata più difficile, che forse non è 7a ma qualcosina in meno e in ogni caso non pericolosa in caso di caduta.
Esigente e decisamente obbligatorio il 6c (+) della terza lunghezza (utile un friend piccolo per la fine del tiro), bello e scalabile il 7a della successiva (occhio a scegliere bene la sequenza di prese da utilizzare, che quasi mai coincide con la linea ideale che congiunge gli spit) e ancora tutt’altro che facile il 6c della quinta (su questo tiro prestare massima attenzione alle prese che si tirano prima di iniziare a traversare verso sinistra). 
Sconsigliato proseguire oltre L5, la roccia è veramente bruttina e l’arrampicata del tutto discontinua.

La Rocca dei Campanili è al sole dalle prime ore del mattino


Il magnifico L3
Sempre su L3, dove qualcuno che dovrebbe farmi sicura preferisce farsi un selfie

Una cordata su Teresin, proprio a fianco a noi




domenica 9 agosto 2015

Pala della Ghiaccia.Via Weiss-Battisti-Colli

Un altro splendido gioiello dolomitico firmato Tita Weiss,Battisti e Colli che con ideale percorso al centro della parete figura fra le più belle vie in arrampicata libera del gruppo del Catinaccio.. Un vero capolavoro d'intuizione per quel periodo... Bellissima!!

giovedì 6 agosto 2015

Meisules dala Biesces.Parete nord.Franz

Splendida via che risolve con logica impeccabile la parete nord delle Meisules nel più puro stile "trad" tipico della val Gardena. Chiodatura esigente e gradi severi ( i classici VI+ dolomitici che sembrano 6C...) la rendono sicuramente una delle perle della zona.