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mercoledì 23 dicembre 2015

Scoglio delle Metamorfosi.Polimagò

Val di Mello,20 dicembre...giornata spaziale su una delle vie simbolo della valle. Splendida,impegnativa ed indimenticabile.Una di quelle vie che rifaresti cento volte..

giovedì 19 novembre 2015

Monte Nero.Couloir dell'H

Couloir-goulotte molto interessante e divertente situato in uno splendido angolo del Trentino,la val Nambrone. Dal parcheggio dove si lascia l'auto a circa 2000m, si raggiunge con comodo sentiero in circa un'ora il rifugio Segantini e da lì in altre 2 ore e mezza l'attacco del couloir. Un divertente tiro iniziale su ghiaccio,200 metri di canale e 2 tiri finali di misto portano in cima ad uno splendido belvedere sul gruppo dell'Adamello. Si scende intersecando la via normale della Presanella che risale attraverso una ferrata al passo di Monte Nero, per poi ridiscendere sul versante opposto riportando al rifugio Segantini ed effettuando così una salita complessivamente di grande soddisfazione...

lunedì 31 agosto 2015

Envers des Aiguilles, Republique Bananiere (6c max) e Tout va mal (7a max, 6a+ obbl.)

Venerdì scorso con Marco partiamo alla volta dell’Envers des Aiguilles per una meta un po’ particolare: l’obiettivo è l’eterna (800 metri per 26 lunghezze, 6c max) Republique Bananiere, che arriva fino in cima all’elegante e slanciata Aiguille de la Republique. Quello che più mi stimolava della via, di per sé non fra le più “rinomate” né “prestigiose” del Bianco, era la possibilità di vivere due giorni pieni di montagna, in un luogo poco frequentato e con un bivacco in parete (anche se le molte cenge presenti lungo l’itinerario dovrebbero renderlo alquanto confortevole).
Trovare l’attacco di Republique Bananiere non è complesso, essendo situato poco a sinistra e più in basso della classica Grepon-Mer de Glace. Dal ghiacciaio si vede molto bene la prima sosta (cordone rosso) e la linea di fessura/diedro che consente di raggiungerlo.
E così ecco che verso l’una di pomeriggio Marco mi raggiunge proprio alla prima sosta, pronto a ripartire per il secondo tiro. Non abbiamo però fatto i conti con l’inconveniente, che puntualmente si verifica quando un sasso precipitato dall’alto colpisce Marco in pieno braccio…Forte dolore da subito, per fortuna nulla di più grave, ma quanto basta per convenire, dopo una mezzoretta di attesa e di consulto, che non è il caso di imbarcarsi su altri 25 tiri con un braccio su quattro a mezzo servizio.
Ci caliamo quindi dalla prima sosta e rientriamo al rifugio, sperando che un miglioramento del braccio ci consenta di fare qualcosa l’indomani.
Per fortuna sabato le cose non vanno troppo male, così decidiamo di attaccare Tout va Mal (7a max, 6a+ obbl.), che con i suoi 450 metri a detta dei ripetitori molto interessanti conduce fino all’anticima dell’Aiguille du Roc.
Il primo tiro è il solito diedro alpino (per cui esiste un solo grado, ovviamente il 5c) che potrebbe cogliere di sorpresa i meno avvezzi a questo genere di scalata, cui seguono 5 tiri non particolarmente esaltanti su placche e diedrini, mai troppo difficili.
La via cambia marcia da L7, sia per inclinazione sia per bellezza della roccia e dei movimenti. L7 ed L8 percorrono una vena di quarzo spettacolare, cui seguono fessure e diedri sempre molto divertenti. L10 è il tiro tecnicamente più difficile, rettificato da Piola nell’ultimo restyling e si risolve con una dulfer molto estetica seguita da un traverso tecnico su piccole prese rovesce fino ad un magico knob provvidenziale che segna la fine del duro. Si prosegue quindi per diedri e fessure mai difficili, ma neppure banali.
Nel complesso Tout va Mal è una via sicuramente piacevole, in un luogo incantevole e che beneficia di sole praticamente tutto il giorno, ma tuttavia le manca quel pizzico di “sale” che forse le consentirebbe di essere collocata fra le “incounturnables” del gruppo del Bianco.
La chiodatura è ottima, gli spit non mancano e l’ingaggio è contenuto, nonostante le lunghe sezioni interamente da proteggere, per altro sempre abbastanza semplicemente. Per fare un paragone potrei dire che si tratta di una via simile nell’impegno ad una Panorama su Forzo all’Ancesieu.
Ottimo lo schizzo di Petit su Parois des Legendes, così come le tante info su questa via che si trovano in rete.
Unica nota di attenzione per la discesa, che può essere da rapidissima a laboriosa a causa degli incastri delle corde, cosa tutt’altro che improbabile in un paio di recuperi… (noi ne abbiamo incastrate, con relative risalite, due). 

Republique Bananière, L1

Republique Bananière, L1

Tout va Mal, L8


Marco su L9

Ed io a ruota

Il magnifico diedro di L14...ovviamente 5c...:-)

Turkish Climbing Trip

Magnifico tour di una settimana nel massiccio dell’Ala Daglar, a due ore circa di macchina dall’affollata e caotica città costiera di Adana (Turchia Orientale). 
Con Gil, Sacha e Katrin abbiamo piazzato il Campo Base nel carinissimo campeggio di Recep, ingegnere di Istanbul convertito all’attività di chiodatore e valorizzatore delle pareti della zona, e della sua famiglia.
Ci hanno riservato un’ospitalità unica, fatta sicuramente di buon cibo gustato nel gazebo del loro camping, ma soprattutto di tanta cortesia e contatto umano.
Nei giorni di nostra permanenza abbiamo alternato giornate in falesia, vie lunghe sulle pareti “montane” della zone ed un’immancabile visita della Cappadocia, con le sue incredibile particolarità geologiche trasformate in altrettanto bizzarre rarità abitative.
Le falesie più rinomate della zona sono quelle attrezzate lungo le pareti del Kazikly Canyon, una lunga e profonda gola nascosta alla vista fino all’ultimo istante, all’interno della quale Recep ed amici hanno attrezzato numerosi settori con vie di un po’ tutte le difficoltà. Noi abbiamo scalato al settore Dergah, probabilmente uno dei più classici del canyon, su bellissime linee di continuità in strapiombo fra il 6c ed il 7c.
L’altro settore che si sta sviluppando negli ultimi anni è quello del Pinarbazy Canyon, anch’esso a pochi minuti d’auto dal Camping e a pochi minuti di cammino dall’auto. Qui la roccia è diversa, un calcare più liscio e “slavato” rispetto al Kazikly Canyon, che propone lunghezze più delicate e tecniche. Sono presenti anche numerose fessure di tutte le dimensioni, alcune anche lasciate interamente da proteggere.
Entrambi i Canyon consentono di scalare anche nelle giornate estive più calde, grazie all’ombra presente un po’ tutto il giorno a seconda dei settori e ad una piacevole brezza.
Sul fronte delle multipitch, il secondo giorno siamo saliti verso il Paramakkaya, un monolite perfetto di calcare alto più di 300 metri su cui corrono ad oggi, oltre alla classica normale, altre 3 vie. Noi abbiamo salito Orient (7b max, 7a obbl.), aperta quasi dieci anni fa dall’altoatesino Gargitter e soci: Orient è una via assolutamente magnifica, roccia perfetta su tutte le lunghezze, con solo qualche metro friabile su L5. Il tiro più esigente è il primo, un 7a di più di 50 metri continuo e non immediato, con arrampicata tecnica e fisica al tempo stesso (utili 2 o 3 friend medi). I 4 tiri successivi, pur restando impegnativi, non presentano gradazioni eccessivamente severe (neppure il 7b, partite convinti per salirlo in libera!), mentre si cambia registro con l’ultimo tiro, anch’esso 7b ma di un’altra via, la Mezzaluna Nascente a firma Larcher-Oviglia-Paissan nuovamente psicologico ed esigente. L’uscita sulla cima del Paramakkaya è un momento di perfezione arrampicatoria/alpinistica, in piedi sull’esile crestina che costituisce la vetta di questo monolite.
L’ultimo giorno abbiamo salito un’ultima e più facile via, Freedom alla Kayralak Tower (6b+ max, 6a+ obbl.), non difficile ma semplicemente un gioiello per l’arrampicata su queste difficoltà. I primi 5 tiri sono capolavori della natura (il secondo in particolare), gli ultimi due più ordinari ma consentono comunque di uscire sulla sommità della parete.

Il giorno dopo, ahimè, la vacanza è già finita ed è ora di rientrare a casa… Torneremo di sicuro; con tutta la calma e la tranquillità che questi luoghi infondono non si può fare altrimenti!

PS: purtroppo delle tante foto fatte in questa vacanze molte sono andate perdute insieme al mio telefono...caduto in mare pochi giorni dopo il nostro ritorno :-(

Nel Kazikly Canyon, un 7b del settore Dergah

E' perfetto, è maestoso, è bello...è il Paramakkaya!


E Sacha abbraccia l'Ala Daglar dalla sua cima

Ed è il turno anche mio e di Gil

Sembrano tante Aguglie di Goloritzé in miniatura...invece sono le abitazioni tipiche della Kappadokia
Chissà se qualcuno le ha mai scalate?
Parcheggio al Camp prima di salire Freedom
 
La Keyralak tower, dove corre Freedom


Gil su L2 di Freedom


L3 di Freedom

Freedom, L6

Molto poco ecologico, ma molto divertente e comodo :-)

Rocca dei Campanili: Gram (7b max, 7a obbl.)


Qualcuno potrebbe pensare che le vie del Motto al Mongioie sono un po’ tutte uguali…e potrebbe non avere torto! Ma come si fa a non tornare con rinnovato entusiasmo su questi piccoli capolavori? Ai Campanili avevo già salito Teresin e Ciri e le ricordavo entrambe bellissime; questa Gram, un gradino più difficile, è assolutamente stupenda. Tolto il primo tiro, non complesso ma scorbutico e su roccia dubbia, si scala su lunghezze perfette e con quel mix di sicurezza ed ingaggio che rende la scalata su queste pareti una piccola eccezione rispetto a tante altre in Alpi Occidentali.

Il secondo tiro (7b) propone la sequenza obbligata più difficile, che forse non è 7a ma qualcosina in meno e in ogni caso non pericolosa in caso di caduta.
Esigente e decisamente obbligatorio il 6c (+) della terza lunghezza (utile un friend piccolo per la fine del tiro), bello e scalabile il 7a della successiva (occhio a scegliere bene la sequenza di prese da utilizzare, che quasi mai coincide con la linea ideale che congiunge gli spit) e ancora tutt’altro che facile il 6c della quinta (su questo tiro prestare massima attenzione alle prese che si tirano prima di iniziare a traversare verso sinistra). 
Sconsigliato proseguire oltre L5, la roccia è veramente bruttina e l’arrampicata del tutto discontinua.

La Rocca dei Campanili è al sole dalle prime ore del mattino


Il magnifico L3
Sempre su L3, dove qualcuno che dovrebbe farmi sicura preferisce farsi un selfie

Una cordata su Teresin, proprio a fianco a noi




domenica 9 agosto 2015

Pala della Ghiaccia.Via Weiss-Battisti-Colli

Un altro splendido gioiello dolomitico firmato Tita Weiss,Battisti e Colli che con ideale percorso al centro della parete figura fra le più belle vie in arrampicata libera del gruppo del Catinaccio.. Un vero capolavoro d'intuizione per quel periodo... Bellissima!!

giovedì 6 agosto 2015

Meisules dala Biesces.Parete nord.Franz

Splendida via che risolve con logica impeccabile la parete nord delle Meisules nel più puro stile "trad" tipico della val Gardena. Chiodatura esigente e gradi severi ( i classici VI+ dolomitici che sembrano 6C...) la rendono sicuramente una delle perle della zona.

lunedì 20 luglio 2015

Tour des Jorasses, Etoiles Filantes (7b max, 6c obbl.)

Se scali e sei appassionato di montagna sai cosa vuol dire sentirti attratto da una parete, grande o piccola che sia, e da una via che la percorre.
Quella di questo post è una storia semplice, senza alcuna pretesa né retorica, di quattro amici che realizzano un piccolo-grande progetto.
Dicevamo...Sentirsi attratti da una via e da una parete vuol dire che per un certo periodo, puntualmente e ciclicamente, la tua testa torna su quella parete e su quella via…per sognarla, studiarla, immaginarla e domandarsi se un giorno tutto si incastrerà alla perfezione per far sì che la bella di turno ceda ai tuoi corteggiamenti.
Ormai sono 15 anni buoni che scalo, ahimè non sono più un ragazzino, e questa sensazione, con diverse sfumature, si è ripresentata diverse volte: all’inizio con le vie della Valle dell’Orco, con quelle del Verdon, poi la Sardegna, il Wenden, la Corsica e tante altre… Ogni volta era più o meno la stessa cosa: un’attrazione, un pensiero ricorrente che per fortuna non è mai divenuto ossessione, ma che ogni volta mi ha motivato a tenere sempre in testa qualche obiettivo e a cercare di migliorare sempre un pochino.
Etoiles Filantes e la Tour des Jorasses per me rappresentano proprio l’essenza di queste emozioni.  
Quando 3 estati fa io e Marco siamo scesi a Courmayeur il mattino dopo avere salito Voyage al Capucin (altra via a lungo pensata) gli chiesi se anziché rientrare subito a Torino potevamo fare un giro in macchina verso la Val Ferret, perché, gli dissi, ormai che Voyage era andata, era ora di darsi un altro obiettivo, come sempre un pizzico oltre quello appena raggionto: ed era proprio Etoile, che quella mattina studiammo nei particolari, con il suo difficile ghiacciaio di accesso, il famigerato diedro a banana, il grande tetto che incide a due terzi la pareti fino alla cuspide sommitale.


Per chi professionista della montagna non è, e nella vita oltre a scalare ha anche un lavoro, una compagna, una famiglia o molto più semplicemente una testa che non sempre ha voglia di fatica e stress, è tutt’altro che immediato che tutti i tasselli si incastrino alla perfezione per far sì che si decida di provare a imbarcarsi in una piccola avventura come questa…
Pare proprio che questa volta le coincidenze funzionino e così in un week end  di fine giugno io e Marco legati insieme, ed Elvio e Cristina a ruota, siamo riusciti a coronare questo piccolo sogno.
Una bella storia di arrampicata e, soprattutto di amicizia. Grazie a Marco, Elvio e Cristina!
Qualche informazione sulla via:

-avvicinamento: credo che la tattica migliore sia dormire al Boccalatte. Le cenge dove qualcuno bivacca non sono così comode. Meglio a mio parere lasciare lì tutto il materiale che non serve in rifugio e dormire in un letto comodo e al caldo. Oltretutto la mattina successiva in mezzora scarsa si ritorna al punto in cui si abbandona il sentiero per dirigersi verso il ghiacciaio di accesso. Ghiacciaio che con qualche attenzione si percorre senza grossi problemi (soprattutto se si è con qualcuno che ha più esperienza di me su questi terreni :-)) fino alla base della parete

-l’attacco: credo che negli ultimi anni nessuno abbia più ripetuto il tiro di attacco originale che parte dalle placche che danno direttamente sul ghiacciaio (6b+). Noi abbiamo attaccato da una piattaforma alla base di un diedro che si raggiunge con un tiro di misto per superare la terminale. Da questa piattaforma parte sulla placca di sinistra la linea a spit di Abysse e 30 metri più in alto sulla sinistra la variante Motto al diedro Machetto. Etoiles attacca dal diedro esattamente sopra la piattaforme e lo percorre per una quarantina di metri fino alla prima sosta

-i tiri in sintesi:
L1: vedi sopra, diedro di 40 metri (5+)
L2: fessurine oblique a sinsitra, poi più facile fino ad una in sosta sotto una specie di diedro/tetto (5+)
L3: da qui io ho preso il diedro obliquo subito a sinistra della sosta (credo 6a/6a+, poi più facilmente si raggiunge un secondo diedro aperto da cui si esce a sinistra per sostare. Credo che in questo tratto abbiamo fatto una variante che consente di fare in un unico tiro quelli che nella relazione sono indicati come due tiri distinti più a destra (che invece Elvio e Cristina hanno fatto).
L5: dalla sosta ci si alza verso uno spit da cui è difficilotto andare via (6b obbl., non direi expo come scritto sullo schizzo di Bassanini). Attenzione a questo punto a non lasciarsi tentare da facili rocce a destra che portano verso una sosta a spit (di Abysse); occorre invece puntare ad uno spit posizionato su una vena di quarzo da cui si intuisce la linea che porta fino alla sosta. Passetto di blocco da capire per arrivare in sosta (6b+)
L6: è il famoso diedro a banana, che parte subito a sinistra della sosta. Seguirlo integralmente fino alla sosta. Con materiale piccolo il tiro si protegge molto bene, c’è anche uno spit alla fine. (6c+)
L7: la placca con l’obbligato. Tiro da antologia e capolavoro di apertura dal basso. Basta seguire gli spit. Complessivamente 6c+/7a con 6c obbligatorio vero ma non pericoloso. Scegliere bene la linea nella seconda parte, che è più facile ma con spit parecchio distanziati
L8: fessura non banale da proteggere cui seguono 4 spit per superare il grande tetto (6b fino agli spit, poi sequenza fisica ma su prese nette per uscire dal tetto (7b in libera).
L9: Altro tiro molto bello, passo difficile in partenza (6c non obbligato) poi scegliere bene la linea su fessure superficiali e in diedro per finire
L10: partenza su spit in placca, poi 35 metri splendidi in diedro-fessura, facile nella prima metà e più difficile e fisico nella seconda. Il tiro è ottimamente proteggibile e alla fine c’è anche uno spit (7a)
L11: traverso delicato in placca a sinistra (spit) fino a raggiungere una magnifica fessura rossa che si percorre per 20 metri, uscendone a destra fino alla sosta (6b)
Da qui la parete perde un po’ di verticalità e con 1 o 2 tiri più facili (5+/6a) si arriva all’anticima. Noi vista l’ora abbiamo deciso di scendere alla fine di L11


-discesa: ottime doppie sulle soste di salita: per saltare la terminale in doppia è molto utile individuare uno spit che si trova più o meno all’inizio del diedro del primo tiro (10 metri circa sopra la piattaforma di partenza, ma lato ghiacciaio). Il ghiacciaio si percorre bene in discesa anche sul suo lato destro (faccia a valle), evitando così il più possibile la rigola centrale su cui confluiscono le eventuali scariche della parte alta del bacino.

-materiale: noi avevamo una doppia serie di friend e una serie di nut e con questo corredo si è tranquilli a sufficienza. Magari qualcosa in meno si può sicuramente portare…ma noi siamo scarsi! Gli spit delle soste e quelli di via sembrano, nonostante i 26 anni trascorsi dall’apertura, in condizioni dignitose.
Via notevole e di grande respiro, in ambiente di alta montagna, probabilmente meno perfetta di una Voyage dal punto di vista puramente arrampicatorio, ma un gradino sopra come impegno e senza dubbio in uno degli angoli più selvaggi del Monte Bianco. Assolutamente imperdibile per gli amanti delle grandi via di roccia in quota.




Il classico rituale dei preparativi al parcheggio

Il terrazzo del Boccalatte

Avvicinamento sul ghiacciaio


Il breve tiro di misto per superare la terminale


Il primo tiro




Il quinto tiro: noi, dopo esserci sbagliati, ci siamo inventati un traverso dalla sosta di Abysse


La magnifica placca di L7


Sempre lei, la placca di L7




Il tiro del grande tetto