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sabato 7 ottobre 2017

A volte ritornano, Monte Phuc.

Complimenti ad Andrea Giorda che riesce sempre a trovare delle nuove linee d'arrampicata per far divertire gli scalatori torinesi. La via "A volte ritornano" è ben protetta a spit dove non si possono aggiungere protezioni veloci, in libera raggiunge difficoltà intorno al 7a+.
L`avvicinamento non lunghissimo (circa un ora e mezza dall'auto) si trova nel selvaggio ambiente del Vallone di Noaschetta.
Salita in compagnia dell'accademico Marco Bagliani in una giornata caldissima di metà agosto, credo che lo zero termico fosse stato sui 6000 metri.
Una bella via che merita di essere ripetuta.

Gil prima del tiro chiave

Marco sulla placca del primo tiro

Il forte Bagliani


In sosta





Top and selfie


giovedì 27 luglio 2017

Aiguille du Moine, Miss Tique (6c+ max, 6b obbl.)

Ormai non sono tantissime le zone del Bianco in cui non mi sia infilato…per lo meno fra quelle appetibili per un falesista con la passione delle multipitch in montagna. E così in un fine giugno torrido con canicola ai limiti dell’incredibile a Chamonix, il Cobra ed io ci avviamo verso il remoto rifugio del Couvercle, posto al fondo della mer de Glace alla base del selvaggio bacino chiuso da montagne poco frequentate dal versante italiano, forse ancor meno da quello francese (Aig. de Leschaux, Aiguille Savoie, Talèfre,…).
Obiettivo del week end è Miss Tique, via aperta negli anni ’90 da Romain Vogler sulla parete est dell’Aiguille du Moine, montagna ampia e complessa che presenta itinerari diversi ed interessanti che corrono lungo i suoi diversi versanti. La via viene descritta da più parti come una delle più belle dell’intero massiccio, quindi come non andare a dare un’occhiata?
Lo scarso allenamento, e soprattutto le mie condizioni ancora tutt’altro che normali dopo il malanno di inizio mese, rendono la salita al Couvercle particolarmente lunga e faticosa
Il rifugio poi, oltre a proporre un’accoglienza davvero notevole, è un balcone sontuoso sulla nord delle Jorasses, sperone Walker in primis, di cui da qui si intuisce l’intera linea; come sempre però, ogni paradiso esige il suo pegno, che nel caso del Couvercle consiste in un avvicinamento lunghetto, non meno di 3 ore da Montenvers utilizzando le recenti nuove scale poste circa 20’ dopo quelle che, sul versante opposto, consentono l’accesso al bacino dell’Envers.
Dal rifugio l’accesso alla via è rapido e comodo, prima su tracce e sfasciumi e nell’ultimo tratto su quel che resta del ghiacciaio del Moine (piccozza e ramponi comunque necessari in caso di neve dura).
La via parte con un primo tiro interessante (variante dell’originale che consente di attaccare anche con livello del ghiaccio ribassato), per decollare decisamente con una seconda ed una terza lunghezze entrambe a 5 stelle. L4, L5 ed L6 pur restando piacevoli sono meno continui ed interessanti dei precedenti, mentre L7, agli atti 6a+ in placca, invita caldamente a non fare errori vista la chiodatura tendente all’expo. Dopo un L8 anch’esso ordinario la via dà un'altra impennata di qualità con il maestoso L9, praticamente 50 metri di fessura regolare di dita interamente da proteggere intervallati da un gradino per decontrarre a metà e da un finale su bellissimo muro rosso (6b+ non facile, utilissime le doppie misure di friend piccoli e medi ed i nut).
La decima lunghezza, dopo un inizio su spigolo tecnico, conduce più facilmente ad una cengia di lastre accatastate da cui, dopo uno spostamento di una 50ina di metri su rocce rotte ci sarebbe ancora un tiro in diedro (che noi non abbiamo fatto) per uscire sulla cresta sommitale.
Personalmente ho trovato la via sicuramente piacevole per qualità della scalata e bellezza dell’ambiente, ma forse, a differenza di qualche commento letto qua e là, non degna di essere annoverata fra le più belle del massiccio, principalmente a causa di qualche tiro mediocre e di una sensazione di “parete” non a livello di una Voyage o di una Sale Athée. In ogni caso, itinerario e luoghi assolutamente consigliati!

Panorama non male dal rifugio Couvercle

Chissà perchè lo hanno chiamato così





Il bellissimo L2, 40 metri di fessura con qualche santo spit prima della sosta

Il Cobra sul delicato L3

 L4
L4

Parte finale di L9

Con l'ultima doppia si arriva comodamente a metà del pendio finale



domenica 16 luglio 2017

"Premier de Corveè" Brevent Chamonix Mount Blanc

Che bello stare seduti in un bar nel centro di Chamonix a bere birra e Pastis con il vecchio amico Rouge. Mentre le ore e le birre passano tra vecchi ricordi e nuovi gossip cerchiamo di pensare a che via fare domani...Così tra un pensiero al Capucin alla più vicina Ma Dalton all'Aiguille du Midi finiamo fortunatamente alla più bassa e corta via in Breven di Pallandre...questa splendida decisione ci permette di ordinare altre birre e di stare a chiacchierare per altre ore...con l'età si diventa sempre più saggi...
Riguardo alla via posso dire che è molto bella, 4 tiri prevalentemente in fessura e diedri con gradazione intorno al 6c da integrare..basta una serie media di friends, meglio doppiare i piccoli.

Io sull'ultimo tiro di 6c+ fessura di dita da proteggere

la 1 è Premiere du corveè

io e il rouge in cabinovia

Avvicinamento

Rouge sul diedro del secondo tiro


Il terzo tiro

Sempre bello scalare



giovedì 22 giugno 2017

Engelhorner - Kadenz (7a max, 6b obbl.) e Hintisberg - Todi (7a max, 6b obbl)

Sembra che il mio organismo stia avendo la meglio sul fastidioso ed antipatico virus che mi ha messo KO nelle ultime due settimane e così, seppur non ancora in forma smagliante, convinco Carole ad una toccata e fuga (si fa per dire, considerando che da Lux sono minimo 5 ore) in terra elvetica per rimetterci un po’ su qualche multipitch, possibilmente non troppo dura vista la convalescenza ancora in corso.
Approfittando delle molte ore di sole, sabato alle 12 siamo all’attacco di Kadenz, al Rosenlauistock, simpatica parete nel gruppo degli Engelhorner che da tempo mi incuriosiva. Il quadro è magnifico, con una vista mozzafiato sul ghiacciaio di Rosenlaui sovrastato dall’imponente parete del Klein Wellhorn, su cui corrono famosi 600oni tra cui la classica Gletschersymphonie. Optando, ovviamente, per la variante di destra sul primo tiro che abbassa di una tacca l’obbligatorio, risaliamo rapidamente tutti i 7 tiri fino ad uscire sulla cresta sommitale; Kadenz è una via simpatica e non difficile, con un paio di lunghezze particolarmente belle (L4 ed L6). Chiodatura ottima e ravvicinata dal 6c in su, più allungata al di sotto, senza mai divenire particolarmente ingaggiata.
Dopo un’ottima cena al parcheggio di Rosenlaui e una campeggiata abusiva nello stesso, la mattina successiva ci spostiamo nella zona di Grindelwald per visitare la parete di Hintisberg, dove i fratelloni svizzeri più noti del circo arrampicatorio, i Remy brothers, hanno aperto una manciata di vie fra i 150 e i 200 metri in questa che potrebbe essere tranquillamente definita una falesia d’alta quota.
Il luogo mi incuriosiva principalmente per la fama legata alla splendida visuale sulla parete nord più famosa delle Alpi e forse del mondo, l’Eiger naturalmente; oltre a confermare il panorama davvero superlativo, che oltre al celebre orco propone anche il resto del tris di questa parte dell’Oberland, vale a dire Monch e Jungfrau, percorrendo la via Todi (7a max, 6b obbl.) abbiamo con sorpresa trovato anche una piacevolissima arrampicata su roccia impeccabile, discretamente fisica e con un ultimo tiro memorabile su roccia grigia.

Sul bellissimo L4 di Kadenz

Il ghiacciaio di Rosenlaui con a destra i 600 metri verticali del Klein Wellhorn

L'uscita del bellissimo L6

Serve dire cos'è?

Ultimi metri prima di arrivare in sosta sull'ultimo tiro di Todi

martedì 20 giugno 2017

Pasqua in Vercors (Le Droit Chemin e Les Hirondelles de Faubourg)

La falesia di Presles, ed il Vercors in generale, trasmettono un’impressione di zona un po’ demodé dal punto di vista arrampicatorio. In 4 giorni in pieno periodo di vacanza trascorsi da queste parti, abbiamo infatti incontrato pochissimi scalatori e le pareti in generale non danno l’impressione di essere molto frequentate. E pensare che 10/15 anni fa la lunga barra calcarea dei Rochers de Presles compariva spesso sulle riviste ed alcuni dei suoi itinerari (più di 250 in tutto) avevano anche assunto una certa notorietà.
Il risultato però è tutt’altro che sgradevole: infatti, pur essendo a mezz’ora da un’autostrada, salire una via alla Paroi Rouge permette di immergersi in un ambiente già discretamente selvaggio ed isolato e di vivere una giornata bella piena, fatta di avvicinamento dall’alto (perfettamente segnalato), doppie e relativa risalita. La via che abbiamo scelto per il primo giorno è una classica della parete, Le Droit Chemin (7b max, 6b obbl.), che alterna bei tiri su placche grigie a sezioni su diedri più o meno superficiali, con a metà il superamento di uno strapiombo/tetto decisamente atletico. La via, nell’ordine del 6b/6c con chiodatura sicura ma non ascellare, è discretamente fisica fino agli ultimi tiri; sempre meglio pertanto conservare un po’ di energia per godersela davvero tutta.
Il secondo giorno abbiamo visitato le bellissime falesie cui si accede dal villaggio di Tamée: incredibile come il Vercors, a mezz’ora dalla strada, celi degli angoli tanto selvaggi e incontaminati. Abbiamo scalato all’Auberge Espagnol, che propone tiri principalmente su canne e buchi decisamente fisici. Poca roba sotto il 7a, meglio andarci con un po’ di carburante…
Per il terzo giorno ci siamo spostati nella zona di Ombleze, dove nel settore delle Gorge abbiamo salito la bella e nota “Les Hirondelles de Faubourg” (6c max, 6b obbl.)
, inclusa nell’ormai celeberrima lista delle “Parois de legende” della famiglia Petit. La via merita giustamente la sua fama, derivante principalmente da ingaggio minimo e scalata molto ludica, praticamente tutta in strapiombo su strati e prese franche che ricordano vagamente le sbracciate dei Mallos di Riglos. Fa eccezione l’ultimo tiro, un 6b da antologia della scalata su roccia grigia semplicemente perfetta. Per il rientro, al posto delle probabilmente più rapide doppie, abbiamo optato per la discesa a piedi. Dall’uscita si segue tutto il filo di cresta (per tracce non sempre evidenti) fino ad un evidente colletto boscoso da cui parte un sentiero ben marcato che scende nel vallone che riporta alla strada; certamente un po’ più lungo come dicevo, ma paesaggisticamente molto piacevole.
Prima di ripartire ci scappano ancora due tiri mattutini nella storica falesia di Balme Etrange, proprio sopra l’entrata delle Grotte di Choranche.  

Roccia magnifica sullo stupendo L2 di Le Droit Chemin


Il settore Paroi Rouge della falaise de Presles, probabilmente uno dei più belli dell'intera falesia

Sul penultimo tiro, in traverso, de Les Hirondelles de Faubourg



I bellissimi setttori nei pressi del villaggio di Tamée: Auberge Espagnol e Presqu'ile

mercoledì 26 aprile 2017

Val di Mello-Altare.Piedi di piombo

Per chi ama l'arrampicata da spalmo Piedi di Piombo si colloca sicuramente tra i must da fare almeno una volta nella vita..Si perchè ad un primo iniziale diedro fessura stile "bastone" ,segue un'incredibile successione di tiri dove la tecnica di piedi e la concentrazione sono gli elementi essenziali per arrivare vivi alla sosta evitando voli a mio parere potenzialmente pericolosi, visto una chiodatura non proprio stile falesia.. Se questi ingredienti vi piacciono aggiungete la splendida cornice della Val di Mello ed il cocktail per una super giornata è fatto !!

Brentino-Monte Cimo.Te lo dò io il Verdon

Entusiasmante arrampicata su roccia da favola a pochi chilometri da Verona. Divertimento assicurato su una delle vie simbolo di Brentino. Ad una prima parte che si svolge lungo un diedro regolare con arrampicata tecnica, segue un tiro in traverso verso sinistra con singolo di 7a molto duro.A seguire una splendida arrampicata su placca prima solcata da rigole e poi su gocce verdoniane.. Esposizione garantita nelle doppie in discesa..

domenica 19 marzo 2017

Scialpinismo nelle Alpi Uraniche (Talligrat e Rossstock)


A metà febbraio trascorro un week end in Italia: il sabato è dedicato alla roccia finalese, mentre la domenica, con qualche esitazione, decido di tornare ad una vecchia passione, che da tempo non rispolveravo: lo scialpinismo. Credo che l’ultima volta in cui ho messo le pelli sia stato per salire al Malamot da solo in una calda domenica di marzo di 5 o 6 anni fa. Poi, complice il lavoro, la passione travolgente per la roccia e le varie location di residenza non proprio comode per lo sci, non avevo mai più messo gli assi ai piedi. Proprio due domeniche fa, dopo il sabato scalatorio, con Massimo e Luisa ci torno allo scialpinismo con una classicissima Rocca La Marchisa, tipica gita del vallone di Bellino che mi mancava anche dal mio periodo universitario da 30 o 40 gite all’anno. La bellissima giornata, la piacevolezza di essere in montagna in una giornata dal clima perfetto e la compagnia degli amici mi fanno ricordare quanto lo scialpinismo sia effettivamente il modo più piacevole, rilassato e divertente di frequentare i monti.
Tornato a Luxembourg la motivazione è alta, peccato solo che le montagne, quelle con pendii veri da sci, non distino da Lux quanto la Val Varaita dista da Torino… I Vosgi, montagne meno che appenniniche a due ora da qui, sono in  condizioni primaverili, le alture della Foresta Nera, a 3 ore, hanno solo qualche chiazza di neve... bene, la motivazione c’è…basta applicarsi, in fondo le Alpi svizzere non sono poi così distanti! E così il sabato alle 2 di mattina, quando ancora le strade di Luxembourg sono animate dai festaioli del venerdì sera, io e Carole siamo in auto direzione Furkapass dove a quanto pare le nevicate della settimana appena terminata hanno depositato 40 centimetri di farina fresca. Dopo un ordinario pisolino in auto nel parcheggio dell’autogrill di Altdorf seguito da una economicissima colazione svizzera alle 8 siamo a Realp, punto di partenza della maggior parte degli itinerari di questa zona. Per fortuna la massa si dirige verso il classico e più vicino Stitzinger Firsten, mentre noi, seppure in nutrita compagnia, ci allontaniamo un po’ di più per salile fino al Talligrat, un’aerea e ampia cresta bellissimo balcone sulle Alpi Uraniche. La discesa per almeno 2/3 è da sogno: farina leggera su fondo duro e nonostante i già numerosi passaggi è molto facile trovare ampi spazi ancora del tutto intonsi. Effettuiamo il rientro all’auto passando per il sentiero estivo (attenzione, i pendii sovrastanti devono avere già scaricato, altrimenti molto meglio salire e scendere dal più sicuro itinerario invernale).
Il giorno successivo, dopo attenta consultazione della guida, optiamo per una zona misconosciuta, la Riederstaldental, valletta laterale che si diparte dall’abitato di Sisikon, sul lago di Lucerna.
Dal microscopico abitato di Chapelliberg parte una mini-funivia d’altri tempi che in pochi minuti conduce al pianoro di Spilau ed al rifugio Lidernenhutte. Quest’oggi meno di 1000 metri di dislivello ci conducono in cima al Rossstock, cima centrale della zona con vista dal Cervino alle montagna della Foresta Nera (sì proprio quelle abbastanza vicine a Luxembourg. Siamo infatti alla “fine” delle Alpi e in direzione nord, poco oltre la nostra cime vediamo le montagne cessare bruscamente per lasciare spazio ai grandi pianori mitteleuropei. Dopo un’altra magnifica discesa con vista lago, questa volta su firn primaverile, non ci resta che goderci i 20 gradi di un dehors sul lago a Brunnen prima di ripartire alla vota di casa, dove arriveremo comodamente per le 20.30.
Ed ecco dimostrato come, con un pizzico di motivazione, anche dal lontano Luxembourg è possibile godersi due giorni di scialpinismo top; come sempre, basta avere un po’ di voglia
J 
 
Sui pianori subito sopra Realp, salendo al Talligrat


La facile dorsale che conduce in vetta

Bella montagna dalla cima del Talligrat (peccato non sapere cosa sia)
Vista sulla pianura europea salendo al Rossstock


La crestina che conduce in cima al Rossstock


Dalla cima

Discesa con vista lago