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martedì 23 agosto 2016

Il Cubo, Dica 33 (7a+ max, 6b+ obbl.)

La notizia di dover anticipare la fine delle mie vacanze mi coglie un po’ impreparato. Il programma prevedeva di attendere il ritorno del bello per chiudere l’estate con Fidel Fiasco, ma ahimé lunedì si deve lavorare, quindi forse Fidel Fiasco dovrà aspettare la prossima stagione. Prima di ripartire dall’Italia mi faceva tuttavia piacere fare ancora una vietta e così, con il grande Gil, anch’egli temporaneamente a Torino, decidiamo di tornare insieme nella valle della nostra “gioventù”: Orco naturalmente! Non so per quale motivo, ma in tanti anni in cui ho visitato praticamente tutte le pareti della Valle, questo Cubo ancora mi mancava… Eppure le vie paiono belle, l’avvicinamento è brevissimo e la firma del Motto dovrebbe essere di per sé garanzia di qualità…
Fatto sta che alle 2 di un caldo venerdì d’agosto attacchiamo i 5 tiri di Dica 33, che dalle descrizioni pare essere la più bellina della struttura. I primi 2 tiri sono l’ennesimo, magnifico ed esemplare capolavoro dell’apertura di Motto su granito. Muri verticali a tacche (qui anche un po’ svase, che obbligano ad un’attenta lettura della linea e ad utilizzare bene i piedi). Obbligato vero, direi anche un po’ più di 6b, per arrivare in sosta su L2. Terzo tiro diverso, con inizio su tacche non banali che conducono al tettone di metà parete, che si risolve con una sequenza fatta di una tacca, due ronchie ed altre 3 tacche.
Il quarto ed il quinto tiro mi riportano indietro con gli anni, a quell’arrampicata di aderenza pressochè pura che ormai non faccio più e che ogni volta mi sembra un grado indefinitamente duro uguale, indipendentemente dal mio livello in falesia :-(
.
Uno spalmo notevole su microquarzo su L4 e 15 metri di placca continua su L5 portano alla sosta di fine via, da cui ci si cala molto rapidamente (noi con una singola da 70 abbiamo fatto 3 doppie).
Caro Gil, sempre un piacere tornare in valle con te, anche se ormai non siamo più due torinesi, ma un turco ed un lussemburghese :-)
… con livello conseguente!!!
Gil alle prese con le tacche e gli svasi del primo tiro...che caldo!!!

Il tetto sotto la terza sosta conferisce verticalità ed austerità anche alla mite struttura del Cubo

Aiguille du Moine, Sale Athée (7a+ max, 6b obbl.)

La foto di Stephanie Bodet che, in pieno incastro di mano, risale la fessura di 50 metri del sesto tiro di Sale Athee è sicuramente una di quelle che più mi colpì quando ormai diversi anni fai acquistai a Megeve il primo “Parois des Legendes”, il best-seller delle più belle multipitch d’Europa a firma Bodet, appunto, e compagno (Arnaud Petit).
Ci sono voluti un po’ di anni perché dalla bellezza di quella foto e di quella parete passassi all’intenzione di provare a salirla, ma per fortuna quest’anno motivazione, forma, meteo e, soprattutto, la compagnia perfetta del Cobra, hanno fatto sì che, ancora una volta, un piccolo sogno si tramutasse nel ricordo di una bella scalata in montagna.
Andando con ordine, diciamo che l’accesso al rifugio Charpoua ed ai pinnacoli Ovest del Moine a partire proprio da questa estate è cambiato. Le scale “storiche” del rifugio, poste praticamente di fronte a Montenvers, sono infatti state smantellate…Sarebbe stato bello saperlo prima, visto che noi, ignari, dopo la prima sequenza di scale verticali in condizioni perfette, siamo stati costretti ad acrobazie non proprio a rischio zero nei tratti di terra ed erba verticale che portano fino al sentiero battuto di mezza costa. In sintesi… avvicinamento assolutamente da evitare, a favore invece di una nuova serie di scale che partono circa 100 metri oltre quelle dell’Envers, ovviamente sul versante opposto della Mer de Glace. Questo nuovo tratto attrezzato è nuovissimo e perfettamente tracciato, ma considerare circa 1 oretta in più rispetto al vecchio per raggiungere il rifugio Charpoua.
Come consigliato da molti abbiamo optato per bivaccare su un ripiano erboso perfetto a circa 20’ dal canaletto Nonne-Eveque da cui si accede al pilastro di Sale Athee. Il luogo è davvero ameno, un balcone naturale sulla Mer de Glace, con acqua a 2 minuti e molti pietroni per ripararsi eventualmente dal vento.
L’avvicinamento alla parete, da qui, è rapido. Si raggiunge il punto più alto della pietraia che borda il suddetto canale, lo si attraversa (corda fissa visibile sul lato opposto) e seguendo una vaga traccia si attraversano due colletti in successione che consentono di accedere ad una serie di placche e rocce rotte che risalgono fino alla base della parete.
La simpatica coppia di svedesi che ci precede dalla fissa devia subito a sinistra, percorso forse più breve ma forse anche un pizzico più esposto...Gli staremo bene dietro fino a metà via... sugli incastri sono più bravi di noi e dalla fessura di 45 metri ci distanziano di una lunghezza.

La via attacca all’estrema sinistra del pilastro con due tiri di riscaldamento, 6a e 6a+ di carattere che conducono ad una larga cengia pietrosa da cui il pinnacolo si impenna definitivamente. L’attacco di 
L3 è in corrispondenza di un vago diedro alla base del quale c’è un ometto con cordino giallo. Qualche nota sintetica sui tiri dal 3 in poi, in linea di massima tutti comunque abbastanza evidenti.

L3: vago diedrino, spit e traverso verso destra. Passo obbligato su knob ben protetto da Friend messo poco prima e uscita per fessura verticale ma più facile (6b+)
L4: inizio fisico su fessura larga, traverso a sinistra su rovesci intensi (spit), poi ancora fessure più facili fino in sosta (6c)
L5: traverso a sinistra su fessure rovesce, spostamento in placca per continuare a traversare fino a prendere un diedrino tecnico con passo difficile che conduce ad una fessura ad incastro di mano breve ma intensa (6c+)
L6: fessura di mano di 45 metri con 4 spit ad integrazione delle protezioni mobili (gradazione variabile in base alla capacità di incastrare… Mio modesto parere, avendola salita da 2 in libera è 6c+… direi un po’ presuntuoso il 6b che si legge da qualche parte, forse esagerato il 7a+ delle relazioni ufficiali…Al di là di questo tiro purissimo, sicuramente una rarità nel Bianco)
L7: fessurino di dita (spit), traverso a sinistra su rovesci sfuggenti, diedro ed altro fessurino di dita (6c+)
L8: fessurino di dita (spit), diedro da scavalcare a destra e fessura più larga e meno difficile da cavalcare fino in sosta (6c)
L9: diedro con fessura larga e continua, poi in corrispondenza di un grosso blocco dopo circa 20 metri individuare oltre la faccia destra del diedro uno spit (visibile anche dalla sosta sporgendosi bene) da cui parte una traversta perfettamente orizzontale di circa 10 metri, alla fine della quale (altro spit), parte la fessura verticale che conduce in sosta (usare molto bene le due corde per limitare il più possibile il tirage)
L10: breve muro a tacche con boulderone finale (7c? 8a? Non posso esprimermi avendolo solo visto da sotto…).

La discesa in doppia è rapidissima ed impiega le soste di salita, tranne una posta fuori via.
prima della cengia da cui parte il terzo tiro.
Sulla via c’è poco da dire, se non che è bellissima: ogni tiro preso di persè sarebbe un gioiellino in una qualsiasi falesia granitica. La via è sempre ottimamente e facilmente proteggibile. Ci sono, anche se poche, sezioni obbligate su muro o placca che si possono comunque proteggere bene nelle fessure che precedono e che non sono esagratemente difficili (direi 6b obbl. su L3). Il passo chiave di L5, su muro e tacche, si può proteggere molto bene con uno 0.3 BD.
Una magnifica mini avventura con un grande amico… Grande Cobra, sempre cattivo e determinato anche quando scali meno di me!




Il bivacco è allestito!

Ed al tramonto il pilastro di Sale Athee è ancora illuminato dal sole


L1, ancora in ombra ma non fa freddissimo
I Dru sono sempre i Dru, anche dal versante meno figo


Su L3, dietro la simpatica coppia di forti svedesi che ci precede

Partenza di L5... rido perchè non so cosa mi aspetta :-)

Saluti da Chamonix

La cavalcata in fessura che conduce in sosta su L8



Ed un bellissimo Cobra posa prima di arrivare in sosta (grazie a Krister per la foto)

Vallone di Sea, Specchio di Iside: La Valle del Narciso (7a max, 6b obbl.)

[IT] Ogni volta che torno a Sea mi rendo conto di quanto alta sia la qualità che offrono le sue pareti…sicuramente, se fossero un pizzico più alte e, diciamolo, se il luogo non fosse praticamente sconosciuto a chiunque abiti oltre Torino, la frequentazione sarebbe diversa allo zero assoluto che tipicamente fa capolino da queste parte.
Con all’orizzonte una via sul Bianco che so già non sarà una passeggiata, non c’è nulla di meglio che una short climb allo Specchio di Iside, e così con Sergio decidiamo di ripetere questa Valle dei Narcisi, aperta, rettificata e completata in varie fasi da apritori differenti.
La versione odierna, fatta di 4 tiri (6b+, 5c+, 7a, 6b) è davvero un gioiellino di scalata su muro granitico. Anche il secondo tiro, che segue per 50 metri una linea in fessura, si risolve in realtà con un’arrampicata completamente esterna in cui della fessura si usano principalmente i bordi e qualche raro, ma fondamentale, incastro di dita. Sempre su questo tiro, nella seconda parte, sono indispensabili due o tre friend medi per proteggere le sezioni tra uno spit ed il successivo.
Nulla di particolare da segnalare, se non l’invito ad andare a ripetere anche questo magnifico gioiello di Sea. 


[FR] Chaque fois que je reviens dans le Vallone di Sea je restes étonné par la qualité de ses voies… Je suis sur que s’ils étaient un plus longues et, il faut le dire, si le site aurais été un peu moins inconnu pour tous ceux qui n’habitent pas à Turin, bien plus du monde viendrait grimper par la…
Vue la sortie au Moine prévue pour le lendemain, avec Sergio on décide pour cette Valle del Narciso au Specchio di Iside, 4 longueurs bien jolies (6b+, 5c+, 7a, 6b), créées grâce au travail de différents ouvreurs pendant plusieurs années.
La longueur clé est la troisième, 50 mètres presque entièrement en fissure, en finesse pieds et doigts, avec quelque verrous, dans sa première moitié et plus physique dans sa partie finale ou il faut aussi placer 2 ou 3 coinceurs.
Rien de particulier à rajouter, sauf l’invitation à aller découvrir ce coin oublié des Alpes Occidentales aux qualité et potentiel énormes.




La parte destra dello Specchio di Iside, su cui corrono i 4 tiri de La Valle dei Narcisi

Petit Clocher du Portalet, la Sud-Est (6c max, 6a obbl.)

[IT] Con una toccata e fuga in giornata con il Cobra ero già stato al Petit Clocher du Portalet, salendo dalle prese d’Acqua di Saleina nella stagione in cui la seggiovia dal lago di Champex era chiusa. Questa volta la seggiovia è aperta, le giornate calde e lunghe e così ne approfittiamo per una due giorni con passaggio dalla Cabane d’Orny, comoda, ben gestita e ad un’oretta di avvicinamento dal Petit Clocher.
Il primo giorno, con molta calma, saliamo nel tardo pomeriggio la prima parte della Moquette all’Aiguille de la Cabana, 4 simpatici tiri su roccia magnifica su un contrafforte a 20’ dal rifugio (se non si esce in cima le doppie non sono attrezzate, occhio…).
L’indomani scendiamo invece al Petit Clocher per salire lo spigolo Sud-Est, che corre parallela ed a pochi metri dall’altra grande classica della parete Sud, Le Chic, Le Cheque, Le Choc. Personalmente ho trovato la Sud-Est un gradino sopra quest’ultima in termini di bellezza, probabilmente grazie al fatto che segue una linea maggiormente logica (ricordiamoci che si tratta di una classica aperta con molto artificiale e recentemente riatrezzata per un’arrampicata completamente in libera). La via è davvero magnifica, con  un livello di ingaggio decisamente contenuto. Il tiro “test” è il primo, che presenta una bella fessura di 6b interamente da proteggere. Il secondo ed il quarto tiro, sempre bellissimi e tecnicamente un poco più duri, presentano invece una chiodatura abbondante che limita al 6a l’obbligatorio. Più facili, ma ugualmente entusiasmanti, anche gli ultimi tiri. Per le doppie consiglio di utilizzare le calate di Le Chic le Cheque, più dirette (ne bastano 4, forse anche solo 3…). Un’unica nota per l’avvicinamento con partenza dalla Cabane d’Orny: da quest’ultima occorre scendere 5 minuti sul sentiero di salita e reperire il prima possibile una traccia ottimamente segnata con bolli rossi che in un’oretta scarsa conduce fino alla base del Petit Clocher. Per la via è sufficiente una serie di Friend fino al 3 BD.


[FR] Après une sortie éclair au Petit Clocher avec Cobra il y a quelque année on reviens dans ce versant suisse du Mont Blanc en montant cette fois par la télésiège de la Breya et profitant du confort offert par la Cabane d’Orny, un vrai petit hôtel d’altitude situé une petite heure amont du Petit Clocher. L’après-midi du premier jour on a fait la première partie de la Moquette, jolie (petite) grande voie à l’Aiguille de la Cabane, à 20 minutes du refuge : ce sont 4 longueurs toutes équipées et très intéressantes sur un granit bien sculpté (attention : pas des rappelles équipés à partir de L2).
Le lendemain on descend au Petit Clocher pour grimper la Sud-Est, en pleine face Sud juste a côté de Le Chic, le Cheque, Le Choc. La Sud-Est est à mon avis un cran au-dessus de sa voisine en terme de beauté, grâce à sa ligne absolument pure et logique (la voie avait été ouvert avec beaucoup d’artif dans les ’50 et récemment rééquipée pour une escalade entièrement en libre). Avec un niveau d’engagement contenu, le seul « test » est la première longueur, une belle fissure en 6b ou il faut bien poser les protections. L2 et L4 sont magnifiques quand même et presqu’entièrement équipées. Rappelles conseillées par le Chic (4 suffisantes, 3 peut être…).
Pour l’approche au Petit Clocher depuis la Cabane d’Orny il faut descendre quelque minute la moraine au-dessous du refuge et traverser horizontalement presque tout de suite au pied de glacier jusqu’à repérer une bonne trace avec marques rouges qui conduit à la base du Petit Clocher un 1h à peu près.
Prévoir un jeu de coinceur du 0,3 au 2 BD.

Arrivo in sosta su L3

L6

Envers des Aiguilles: Bienvenue au George V (6a+ max) e Pasang au Retour de l'Everest (6c max, 6a obbl.)

[IT] L’Envers des Aiguilles è sempre uno degli angoli più accoglienti e “rilassati” del Monte Bianco. Sarà la relativa vicinanza delle pareti da un rifugio egregiamente gestito in modalità bar/hotel, sarà la presenza sempre molto nutrita di arrampicatori da tutto il globo, resta il fatto che qui si possono passare diversi giorni scalando su vie magnifiche, camminando da 5’ a 1 ora massimo (ok, c’è anche la sud del Fou, ma quello è un altro discorso) e rientrando in rifugio il pomeriggio per l’ora della merenda o dell’aperitivo. Proprio per questo la soluzione migliore è quella di approfittare del bello stabile per fermarsi al rifugio per qualche giorno.
A inizio agosto ne approfitto per salire con Carole una delle classiche “facili” di questo angolo del Bianco, la famosa Bienvenue au George V, decantata da Piola stesso come uno dei suoi capolavori all’Envers. La via effettivamente non delude; si tratta di una vera e propria arrampicata “chiavi in mano” attrezzata in modo praticamente perfetto, non banalizzata dagli spit sui tiri (una dozzina in 400 metri di via) e al tempo stesso pronta a ricevere tutti i nut e friend che vorrete darle in pasto. Lo schizzo sulla guida dell’Envers è perfetto e l’attacco si pone nella parte destra della I punta dei Nantillons, in corrispondenza di una sottile fessura molto evidente. Occhio alla partenza dalla cengia di metà via, dove, anziché tirare dritti nell'evidente muro fessurato sulla verticale della sosta, occorre risalire una scaglia obliqua verso destra puntando ad uno spit con cordone al centro di un muro apparentemente molto liscio. Da quello spit il tiro si raddrizza su una magnifica serie di liste e fessurine superficiali che lo rendono uno dei 6a più belli del mondo. Raddoppiando qualche friend medio i nut non servono e si scala ancora più leggeri.
Il giorno successivo, prima di scendere, saliamo ancora la bella Pasang au retour de l’Everest, sulla Tour Verte, proprio a due passi dal rifugio. Dal tracciato un po’ più ricercato, anche questa si rivela un’arrampicata molto piacevole con un paio di tiri notevoli (secondo e quarto). 


[FR] L’Envers des Aiguilles est un des coins du Mont Blanc les plus accueillants et relaxés… Peut-être grâce à la proximité d’un refuge parfaitement géré en mode bar/hotel ou plutôt grâce à la présence de grimpeurs très sympa depuis le monde entier, bref… ici on peut passer plusieurs jours d’escalade sur des voies magnifiques avec un approche entre 5 minutes et 1 heure en retournant au confort du refuge pour l’heure de l’apéro…
Du coup la stratégie recommandée est celle de profiter du beau fixe pour s’établir au refuge pendant plusieurs journées.
Dans ce début du mois d’Aout on en profite avec Carole pour répéter la très connue « Bienvenue au George V » , célébré par Michel Piola même comme un de ses chefs d’œuvre de l’Envers ; effectivement il s’agit d’une voie majeure dans le niveau 6a, équipé « clés en main » avec goujons en dalle et au relais et presque rien dans les fissures, en tout cas très facilement protégeables avec friends et coinceurs. La ligne est toujours évident, sauf la longueur après la vire moyenne, ou il ne faut pas prendre le système de fissures tout droit au-dessus du relais mais ou il faut emprunter une écaille oblique à droite jusqu’à un goujon avec cordelette au milieu d’un mur apparemment très lisse ; après ce goujon on remonte des réglettes et des petites fissure qui font de cette longueur un des plus beaux 6a du monde…
Le coinceurs son presque inutiles en doublant le mesures moyennes des Friends.
Le jour suivant, avent de rentrer, on a encore fait la belle « Pasang au retour de l’Everest » sur la Tour Verte, à 5 minutes du refuge. Ligne pas vraiment logique, mais voie très agréable quand même avec quelque longueur bien sympa (notamment L2 et L4).  

La parte finale di L1, in placca
Una cordata sulla adiacente Les Fleurs du Mal



Il magnifico L7
La via finisce davvero in punta, me lo fa notare la cordata accanto a noi che mi ha scattato questa foto...
Ed io ricambio il favore, loro sono al termine di Guy Anne