La foto di
Stephanie Bodet che, in pieno incastro di mano, risale la fessura di 50 metri
del sesto tiro di Sale Athee è sicuramente una di quelle che più mi colpì
quando ormai diversi anni fai acquistai a Megeve il primo “Parois des Legendes”,
il best-seller delle più belle multipitch d’Europa a firma Bodet, appunto, e compagno (Arnaud Petit).
Ci sono voluti un po’ di anni perché dalla bellezza di quella foto e di quella parete passassi all’intenzione di provare a salirla, ma per fortuna quest’anno motivazione, forma, meteo e, soprattutto, la compagnia perfetta del Cobra, hanno fatto sì che, ancora una volta, un piccolo sogno si tramutasse nel ricordo di una bella scalata in montagna.
Andando con ordine, diciamo che l’accesso al rifugio Charpoua ed ai pinnacoli Ovest del Moine a partire proprio da questa estate è cambiato. Le scale “storiche” del rifugio, poste praticamente di fronte a Montenvers, sono infatti state smantellate…Sarebbe stato bello saperlo prima, visto che noi, ignari, dopo la prima sequenza di scale verticali in condizioni perfette, siamo stati costretti ad acrobazie non proprio a rischio zero nei tratti di terra ed erba verticale che portano fino al sentiero battuto di mezza costa. In sintesi… avvicinamento assolutamente da evitare, a favore invece di una nuova serie di scale che partono circa 100 metri oltre quelle dell’Envers, ovviamente sul versante opposto della Mer de Glace. Questo nuovo tratto attrezzato è nuovissimo e perfettamente tracciato, ma considerare circa 1 oretta in più rispetto al vecchio per raggiungere il rifugio Charpoua.
Come consigliato da molti abbiamo optato per bivaccare su un ripiano erboso perfetto a circa 20’ dal canaletto Nonne-Eveque da cui si accede al pilastro di Sale Athee. Il luogo è davvero ameno, un balcone naturale sulla Mer de Glace, con acqua a 2 minuti e molti pietroni per ripararsi eventualmente dal vento.
L’avvicinamento alla parete, da qui, è rapido. Si raggiunge il punto più alto della pietraia che borda il suddetto canale, lo si attraversa (corda fissa visibile sul lato opposto) e seguendo una vaga traccia si attraversano due colletti in successione che consentono di accedere ad una serie di placche e rocce rotte che risalgono fino alla base della parete.
Ci sono voluti un po’ di anni perché dalla bellezza di quella foto e di quella parete passassi all’intenzione di provare a salirla, ma per fortuna quest’anno motivazione, forma, meteo e, soprattutto, la compagnia perfetta del Cobra, hanno fatto sì che, ancora una volta, un piccolo sogno si tramutasse nel ricordo di una bella scalata in montagna.
Andando con ordine, diciamo che l’accesso al rifugio Charpoua ed ai pinnacoli Ovest del Moine a partire proprio da questa estate è cambiato. Le scale “storiche” del rifugio, poste praticamente di fronte a Montenvers, sono infatti state smantellate…Sarebbe stato bello saperlo prima, visto che noi, ignari, dopo la prima sequenza di scale verticali in condizioni perfette, siamo stati costretti ad acrobazie non proprio a rischio zero nei tratti di terra ed erba verticale che portano fino al sentiero battuto di mezza costa. In sintesi… avvicinamento assolutamente da evitare, a favore invece di una nuova serie di scale che partono circa 100 metri oltre quelle dell’Envers, ovviamente sul versante opposto della Mer de Glace. Questo nuovo tratto attrezzato è nuovissimo e perfettamente tracciato, ma considerare circa 1 oretta in più rispetto al vecchio per raggiungere il rifugio Charpoua.
Come consigliato da molti abbiamo optato per bivaccare su un ripiano erboso perfetto a circa 20’ dal canaletto Nonne-Eveque da cui si accede al pilastro di Sale Athee. Il luogo è davvero ameno, un balcone naturale sulla Mer de Glace, con acqua a 2 minuti e molti pietroni per ripararsi eventualmente dal vento.
L’avvicinamento alla parete, da qui, è rapido. Si raggiunge il punto più alto della pietraia che borda il suddetto canale, lo si attraversa (corda fissa visibile sul lato opposto) e seguendo una vaga traccia si attraversano due colletti in successione che consentono di accedere ad una serie di placche e rocce rotte che risalgono fino alla base della parete.
La simpatica coppia di svedesi che ci precede dalla fissa devia subito a sinistra, percorso forse più breve ma forse anche un pizzico più esposto...Gli staremo bene dietro fino a metà via... sugli incastri sono più bravi di noi e dalla fessura di 45 metri ci distanziano di una lunghezza.
La via attacca all’estrema sinistra del pilastro con due tiri di riscaldamento, 6a e 6a+ di carattere che conducono ad una larga cengia pietrosa da cui il pinnacolo si impenna definitivamente. L’attacco di
L3 è in corrispondenza di un
vago diedro alla base del quale c’è un ometto con cordino giallo. Qualche nota
sintetica sui tiri dal 3 in poi, in linea di massima tutti comunque abbastanza
evidenti.
L3: vago
diedrino, spit e traverso verso destra. Passo obbligato su knob ben protetto da
Friend messo poco prima e uscita per fessura verticale ma più facile (6b+)
L4: inizio fisico su fessura larga, traverso a sinistra su rovesci intensi (spit), poi ancora fessure più facili fino in sosta (6c)
L5: traverso a sinistra su fessure rovesce, spostamento in placca per continuare a traversare fino a prendere un diedrino tecnico con passo difficile che conduce ad una fessura ad incastro di mano breve ma intensa (6c+)
L6: fessura di mano di 45 metri con 4 spit ad integrazione delle protezioni mobili (gradazione variabile in base alla capacità di incastrare… Mio modesto parere, avendola salita da 2 in libera è 6c+… direi un po’ presuntuoso il 6b che si legge da qualche parte, forse esagerato il 7a+ delle relazioni ufficiali…Al di là di questo tiro purissimo, sicuramente una rarità nel Bianco)
L7: fessurino di dita (spit), traverso a sinistra su rovesci sfuggenti, diedro ed altro fessurino di dita (6c+)
L8: fessurino di dita (spit), diedro da scavalcare a destra e fessura più larga e meno difficile da cavalcare fino in sosta (6c)
L9: diedro con fessura larga e continua, poi in corrispondenza di un grosso blocco dopo circa 20 metri individuare oltre la faccia destra del diedro uno spit (visibile anche dalla sosta sporgendosi bene) da cui parte una traversta perfettamente orizzontale di circa 10 metri, alla fine della quale (altro spit), parte la fessura verticale che conduce in sosta (usare molto bene le due corde per limitare il più possibile il tirage)
L10: breve muro a tacche con boulderone finale (7c? 8a? Non posso esprimermi avendolo solo visto da sotto…).
L4: inizio fisico su fessura larga, traverso a sinistra su rovesci intensi (spit), poi ancora fessure più facili fino in sosta (6c)
L5: traverso a sinistra su fessure rovesce, spostamento in placca per continuare a traversare fino a prendere un diedrino tecnico con passo difficile che conduce ad una fessura ad incastro di mano breve ma intensa (6c+)
L6: fessura di mano di 45 metri con 4 spit ad integrazione delle protezioni mobili (gradazione variabile in base alla capacità di incastrare… Mio modesto parere, avendola salita da 2 in libera è 6c+… direi un po’ presuntuoso il 6b che si legge da qualche parte, forse esagerato il 7a+ delle relazioni ufficiali…Al di là di questo tiro purissimo, sicuramente una rarità nel Bianco)
L7: fessurino di dita (spit), traverso a sinistra su rovesci sfuggenti, diedro ed altro fessurino di dita (6c+)
L8: fessurino di dita (spit), diedro da scavalcare a destra e fessura più larga e meno difficile da cavalcare fino in sosta (6c)
L9: diedro con fessura larga e continua, poi in corrispondenza di un grosso blocco dopo circa 20 metri individuare oltre la faccia destra del diedro uno spit (visibile anche dalla sosta sporgendosi bene) da cui parte una traversta perfettamente orizzontale di circa 10 metri, alla fine della quale (altro spit), parte la fessura verticale che conduce in sosta (usare molto bene le due corde per limitare il più possibile il tirage)
L10: breve muro a tacche con boulderone finale (7c? 8a? Non posso esprimermi avendolo solo visto da sotto…).
La discesa in
doppia è rapidissima ed impiega le soste di salita, tranne una posta fuori via.
prima della cengia da cui parte il terzo tiro.
Sulla via c’è poco da dire, se non che è bellissima: ogni tiro preso di persè sarebbe un gioiellino in una qualsiasi falesia granitica. La via è sempre ottimamente e facilmente proteggibile. Ci sono, anche se poche, sezioni obbligate su muro o placca che si possono comunque proteggere bene nelle fessure che precedono e che non sono esagratemente difficili (direi 6b obbl. su L3). Il passo chiave di L5, su muro e tacche, si può proteggere molto bene con uno 0.3 BD.
Una magnifica mini avventura con un grande amico… Grande Cobra, sempre cattivo e determinato anche quando scali meno di me!Ed al tramonto il pilastro di Sale Athee è ancora illuminato dal sole |
L1, ancora in ombra ma non fa freddissimo |
I Dru sono sempre i Dru, anche dal versante meno figo |
Su L3, dietro la simpatica coppia di forti svedesi che ci precede |
Partenza di L5... rido perchè non so cosa mi aspetta :-) |
Saluti da Chamonix |
La cavalcata in fessura che conduce in sosta su L8 |
Ed un bellissimo Cobra posa prima di arrivare in sosta (grazie a Krister per la foto) |
1 commento:
Hi! Great to read your blog and to have your company on this fantastic route. Hope to meet you again in the mountains!
/anna
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