In Bilico è un Sito/Blog creato da grandi appassionati di montagna, che con qualche riga, fantastiche foto e incredibili video raccontano le loro imprese in giro per le Alpi e le pareti più verticali del mondo.

In Bilico is a blogsite created by a group of mountains and climbing enthusiasts who, with short text, amazing photos and videos, tell about their climbs all around the Alps and other famous walls of the globe.

In Bilico est un blog crée par des amoureux de montagne et d’escalade qui avec des petits textes, des images surprenants et des vidéos racontent leur sorties dans les Alpes et dans des autres grandes parois du globe.

giovedì 4 dicembre 2014

A due passi da Istanbul

Se decidete di andare in Turchia solo per scalare le vostre mete devono essere: Antalya, Bodrum e Izmir. Se invece per motivi lavorativi o famigliari vi ritrovate come me a dover passare un periodo prolungato nella magica Istanbul e  dopo averla visitata in lungo e in largo e aver mangiato tutti i Kebab e Baklava della zona una notte vi svegliate sudati perché in un incubo eravate diventati un grasso kebabbaro di piazza Taksim, allora prima di impazzire andate assolutamente nelle due falesie di Ballikayalar e Geyve. La prima è a un'ora circa di macchina dal centro, la seconda a tre ore, fate attenzione al traffico perché non dimenticate che Istanbul è una megalopoli da 20 milioni di abitanti circa.
Prima però passate alla palestra "Boulder-Hane" dove i due simpatici e giovani gestori vi daranno tutte le indicazioni sul come raggiungere il sito e sui tiri da fare (vendono anche la guida). Consiglio di provare ad arrampicare per un'ora nel loro grottino dove incuriositi vi osserveranno cadere sui boulder durissimi che hanno tracciato, e se noteranno in voi un po' di talento allora saranno lieti di accompagnarvi a scalare. Nella loro sala non esistono vie facili e i boulder cominciano dai blu.
Le falesie sono ben attrezzate con spit e fittoni a distanza sempre sicura, tutte le soste sono con moschettone di calata e i tiri variano da altezze dai 12 metri ai 25 metri. La roccia, un calcare grigio a tacche e buchi fa da contorno a un piacevole canyon dove al centro scorre un ruscello che in estate forma delle piccole pozze che i turchi amano usare come piscina; però io fossi in voi eviterei di farci il bagno perché qualche chilometro più a monte c'è una delle più grandi fabbriche chimiche della Turchia.
Concludo col ricordarvi che tutte le persone che io e Agata abbiamo incontrato durante i nostri giri alla ricerca delle falesie sono state sempre gentili e disponibili.
Per ulteriori informazioni contattatemi pure mentre per il resto state sempre www.inbilico.com

Gil

Istiklal Caddesi

Bosforo

Zona Asiatica

Boulder-Hane

Ballikayalar

Agata sul quinto che contorna la grotta

Un camminatore più lento di noi


I nomi alla base sono in turco

Infatti mi sono perso

Io salgo

La amo perché fa sicura bene...

I turchi si rinfrescano nelle splendide pozze d'acqua cristallina

Geyve

Geyve

Un 6c di Geyve

Agata
Serata ad Istanbul



martedì 25 novembre 2014

Aiglun e Grotta di Nosferatu

In questi ultimi mesi noi ragazzi di In-Bilico abbiamo postato pochissime gite perché i vari impegni lavorativi e famigliari ci hanno distratto dal mondo dell'arrampicata. Ma lo stare sempre in bilico tra l'ufficio la famiglia e le montagne rende il nostro gruppo originale e quando capitano giornate splendide come quelle passate a Monaco ci risvegliamo e torniamo a divertirci come bambini sempre in bilico tra la roccia verticale e il vuoto.
Non ho voglia di fare commenti tecnici sulle splendide vie che abbiamo salito (La Cerise sur le Gateau e Dissipation ad Aiglun) oppure sui tiri magnifici che abbiamo scalato nella grotta di Nosferatu (il 7b+ Les Marches du Palais), ma lascio commentare le belle foto che ho fatto ai miei compagni, devo ammettere con un pochino di invidia, e vi invito a seguirci sempre.
Se certe volte trascuriamo il blog per qualche settimana non vi preoccupate stiamo solo scalando la solita routine della vita quotidiana.

Un saluto a tutti
Gil


Da sinistra: Ste, Giacomo, Gil e Nicolas

Il breve avvicinamento alla parete di Aiglun

Una cordata su La Cerise

Giacomo sul 6c



Sul 6c+

Lo so, lo so... sono come quelle che si vedono su Vertical...

...ma lui non è Huber ma Giacomo Visone...

Il passo chiave di 6c+

Se avete intenzione di ripetere la via dopo questa sequenza fotografica sappiate che per voi non sarà On-sight...

L'unica foto che mi hanno fatto anche se non è bellissima  la metto lo stesso...

Il Principato di Monaco

Il forte Fabio che sotto le note di Iglesias sta Bailando il 7b+

In realtà la stampa al secondo giro


Bailandoooooo

La vera sicura alla Gil con le mani in tasca...

lunedì 6 ottobre 2014

Monte Castello, Imago (7b max, 6b+ obbl.)

Il settembre ancora generoso ci permette un’ultima scappata in montagna, nel selvaggio vallone di Noaschetta, che con i colori dell’autunno assume toni ancora più selvaggi ed affascinanti.
È ancora buio quando in 6 arriviamo al piccolo parcheggio di Balmarossa ed iniziamo a percorrere l’antico sentiero di caccia alla luce delle frontale. In quattro siamo diretti verso Imago, sulla parete Sud del Monte Castello, mentre Elvio e Cristina cammineranno un poco di più per salire Aldebaran sulla parete Nord-Est.
L’avvicinamento ad Imago è piuttosto evidente: poco dopo il bivio che scende al rifugio Noaschetta, superata una pietraia, si ha la parete esattamente sopra la propria testa e per raggiungerla occorre risalire alla meglio i ripidi pendii erbosi sovrastanti il sentiero. Non c’è traccia e la marcia è un po’ faticosa, ma la parete si raggiunge abbastanza rapidamente (45’ da quando si abbandona il sentiero).

Una volta attaccato la prima impressione non è delle migliori e si risale uno zoccolo bruttino. Per fortuna le cose cambiano decisamente quando si mettono mani e piedi sulla parete vera. Una bella sorpresa questa Imago, con poco o nulla da invidiare ad altre vie più blasonate del Gran Paradiso. Non esistono molte informazioni su questo itinerario, né su carta né in rete, e il poco che si trova è un po’ impreciso. Su Rock Paradise la via non è praticamente descritta, mentre la relazione su Gulliver tende un po’ a sopravvalutarla… Alla fine, diversamente da quanto riportato, non esiste alcun tratto pericoloso o eccessivamente ingaggiato, solo 2 punti che richiedono un po’ di decisione, in particolare il traverso su L6 e un tratto su L9. Assolutamente inspiegabile la descrizione paurosa di Gulliver per L11, dove non c’è alcun tratto di 6b+ obbligatorio.
Alcuni tiri sono davvero notevoli e molto piacevoli da scalare, come il muro a tacche di L5 (dove non è immediato capire dove andare), la bellissima fessura di L7 ed il diedro di L8. Il penultimo tiro è duro in libera (intorno al 7b, non concatenato da noi), ma la sezione effettivamente dura sembra breve. Oltre a qualche foto lascio sul blog uno schizzo della via con le nostre personali valutazioni e considerazioni, incluse quelle sul materiale (friend assolutamente inutili su molti tiri).


La sud del Monte Castello

Sacha in sosta su S5

Sacha su L9

Spazio libero?


martedì 16 settembre 2014

Tour Termier, Ici mieux qu'en face (7b+ max, 6b+ obbl.)

In una bellissima domenica di settembre io e Stefano riusciamo ancora a regalarci questa piacevole via sui Cerces. Ici mieux qu’en face è sicuramente bella (probabilmente la più bella che ho salito a Briancon e dintorni), anche se le manca ancora qualcosa per essere realmente annoverata fra le “top”. Bella roccia praticamente ovunque, chiodatura che lascia pressoché sempre sereni e soprattutto gradi tutt’altro che severi sono gli ingredienti che concorrono a fare trascorrere una remunerativa giornata di scalata divertente. Una sola sezione obbligata all’uscita dell’ottavo tiro, comunque non pericolosa in caso di decollo.
Arrivo in sosta su L6 + L7 (6c)

Inizio di L8 (7b+)

mercoledì 3 settembre 2014

Aiguille de Blaitiere, L'Eau Rance d'Arabie (6c max, 6b obbl.) e Aiguille du Peigne, Le Ticket, le Carré, Le Ronde et La Lune (6c max, 6a+ molto obbl.)

Dopo un agosto in cui la meteo non ha consentito grandi scorrazzamenti arriva un settembre decisamente più stabile e così, con Massimo e Luisa, decidiamo di fare visita a queste due belle (ma freddine) pareti che circondano il Plan de l’Aiguille. L’Eau Rance d’Arabie, al Pilier Rouge dell’Aiguille de Blaitiere, è una bella via di difficoltà non eccessiva che collega molte fessure e qualche placca (spittata). Il primo tiro a freddo non è banale, ma la chiodatura permette di mantenere la serenità. Dopo è un susseguirsi di fessure sempre molto estetiche ed ottimamente proteggibili. L’ultimo tiro, un tempo un po’ temuto a causa di una larga fessura non proteggibile se non con friend grandi, è oggi addomesticato da un solido spit.

Spendo invece qualche parola in più per la via del secondo giorno, sempre a firma Piola, sull’Aiguille du Peigne. Abbiamo salito Le Ticket, le Carrè, le Rond et la Lune. Credo proprio che Piola e amici nei primi anni ’80 avessero raggiunto un livello davvero mostruoso sulle placche… Questa via, dai gradi apparentemente modesti (molti 6a e 6b) si è rivelata molto più impegnativa di quanto scritto sulla carta. Sarà stato il freddo (parete in ombra tutta la mattina), sarà stato lo stile di scalata a cui ormai siamo poco abituati  e sicuramente sarà stata la chiodatura tutt’altro che ravvicinata, fatto sta che su questa via in alcuni punti è veramente vietato abbassare la guardia, pena rotolate sulle placche anche moooooolto lunghe. Occhio in particolare al sesto tiro, dove si risale una specie di diedrino superficiale del tutto improteggibile con lo spit precedente parecchi metri sotto i piedi. Utilissimi friend piccoli e microfriend per proteggere le poche fessure presenti.

Su L1, non proprio una passeggiata a freddo

Partenza di L3

Massimo sul bellissimo L6

Ancora L6

Massimo sulla larga fessura dell'ultimo tiro

martedì 2 settembre 2014

Mont Greuvetta, Tentativo al Pilier des Vers Luisants

Normalmente un semplice tentativo non meriterebbe un post dedicato, eppure mi fa piacere raccontare qualcosa di questa nonostante tutto splendida due giorni sul Bianco in compagnia di Sacha. La meteo annuncia due giorni di bello stabile, la temperatura è buona e la voglia di scalare è tanta. Non resta che scegliere un obiettivo e andare diretti all’attacco. Eppure stavolta abbiamo cercato qualcosa di diverso ed anziché andare ai Satelliti, al Triolet o all’Envers con la certezza di salire una delle tante bellissime vie di questi  settori, abbiamo deciso di cercare un pizzico di avventura e di visitare il “misterioso” bacino del Greuvetta. Se lato Frebouze questa montagna è frequentata con relativa continuità lungo la via Dromi, posta a pochi metri dal sentiero che sale al Bivacco Gervasutti, sul versante opposto, quello esposto ad Est, sono pochissime le notizie di ripetizioni delle vie che a partire dagli anni ’80 sono state tracciate lungo questi magnifici pilastri. Solo recentemente la guida valdostana M. Farina ha aggiunto qualche nuova linea in prossimità di quelle esistenti.
Subisco maledettamente il fascino delle vie storiche, quelle che hanno un nome e una storia prima che una sequenza di tiri e di difficoltà e così propongo a Sacha di provare ad andare a vedere questo Pilier des Vers Luisants, il Pilastro dei Fuochi Fatui, così chiamato perché pare che delle curiose lucciole di montagna avessero accompagnato i fratelli Piola durante la discesa a valle dopo l’apertura.
Della via non posso dire nulla, essendoci arrivato ahimè solo a un centinaio di metri dall’attacco, se non che il tratto di parete su cui corre è uno dei più invitanti dell’intero massiccio del Bianco. Verticale, giallo, perfetto.
Posso invece riferire delle condizioni del ghiacciaio, che normalmente andrebbe salito sulla destra idrografica (quindi sinistra salendo), ma che in occasione del nostro tentativo presentava in questo tratto una successione di infiniti piccoli seracchi non collegati che non abbiamo ritenuto saggio affrontare. Abbiamo cercato quindi un passaggio sul lato opposto, proprio nei pressi dell’attacco della recente via Mandorlita, ma anche qui un sottilissimo ponte che collegava due buchi giganteschi ci ha scoraggiato a passare, soprattutto perché oltre questo le condizioni non sembravano affatto migliorare.
Prima di lasciare la parola alle foto do solo qualche suggerimento tattico: il bivacco Comino è pulito e comodo e si raggiunge in circa un’ora e mezza da Arnouva. Il consiglio è di prendersi un po’ di margine il primo giorno e di portare il materiale fino alla fine della morena che dà accesso al ghiacciaio (circa un’oretta su terreno senza sentiero ma con qualche ometto). Così facendo si sarà più veloci la mattina successiva, sia perché più scarichi sia perché il percorso non è immediato da individuare al buio. In prossimità del bivacco non c’è acqua, per cui la camminata servirà anche a riempire le bottiglie…
Ultima curiosità: sfogliando i libri del bivacco l’ultima ripetizione dichiarata del Pilier des Vers Luisants è del 2004, ad opera di un certo Jean Luc Amstutz…a buon intenditor…  


Oltre il bivacco, verso il ghiacciaio

Il punto più in alto raggiunto, sulla sinistra idrografica. Visibile pochi metri oltre Sacha l'unico possibile ponte

Cercando un passaggio

I muri seraccati dove passarebbe la traccia di avvicinamento in condizioni normali. Il Pilier des Vers Luisants è subito dietro
Il fronte del ghiacciao di Greuvetta. Traversando tutte le placche e spostandosi a sinistra si mette facilmente piede sul ghiacciaio