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giovedì 2 febbraio 2012

Quando crolla il "Freestanding"?

Visto che andiamo incontro a temperature polari, mi sembra doveroso postare il seguente argomento:
Sul numero di gennaio della rivista: "LE ALPI" del Club Alpino Svizzero CAS, c'è un interessante articolo che mette in evidenza uno studio di tre ricercatori di Grenoble sul perchè certi "freestanding" possono rompersi istantaneamente, talvolta integralmente, per effetto di determinate sollecitazione termiche, le cui conseguenze sono ulteriormente amplificate dai colpi di piccozza e ramponi degli scalatori.

Testo tratto dalle conclusioni dello studio (pag. 32):
Cosa può dunque dedurre il ghiacciatore che intende scegliere la cascata sulla quale cimentarsi?
Innanzitutto che dovrà diffidare del comportamento delle strutture verticali in presenza di condizioni di temperatura fortemente variabili.
Sembra che gli sforzi si rilascino più rapidamente nel caso dei "sigari", le colonne di ghiaccio fissate alla roccia su tutta la loro altezza, mentre le cosiddette "stalattiti", che non toccano il terreno sottostante, risultano meno sensibili in quanto libere di variare il loro volume in funzione della temperatura.
Lo studio non permette di dire se le variazioni violente attorno agli 0° siano più critiche di quelle che si verificherebbero in condizioni più fredde, in teoria non vi dovrebbero essere differenze per quanto concerne le tensioni generate.
Infine , non va dimenticato che il ghiaccio "freddo" è per sua natura più fragile del ghiaccio "caldo" (cioè vicino a 0°) poichè le fessure vi si propagano con maggiore facilità.

Riporto di seguito qualche breve foto dell'articolo.

Tratto da LE ALPI CAS pag. 30

Tratto da LE ALPI CAS pag. 31

Tratto da LE ALPI CAS pag. 32




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