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lunedì 8 luglio 2013

Ancesieu, La Strategia del Ragno



Dopo l’ultima via ad ottobre e l’uscita della monografia su Pareti pensavo che per qualche tempo non sarei più ritornato dalle parti dell’Ancesieu…E invece la curiosità di scoprire dal vivo come fosse davvero questa “misteriosa” Strategia del Ragno mi ha portato di nuovo in questi valloni dimenticati da tutti; non per una volta, bensì per due, visto che, complice la stanchezza, il bagnato ed una domenica che veniva dopo una brutta settimana, al primo colpo non siamo andati oltre i due terzi della salita…
La parete SW dell’Ancesieu vista dall’auto lascia intuire ampiezza e austerità, ma tutto questo è nulla in confronto alla vista che si ha quando si sbuca sul colletto erboso posto alla sommità del Combetto degli Embornei: una parete, immensa e verticalissima che forse, con qualche cengia e ciuffo erboso in meno, sarebbe senza dubbio LA parete granitica delle Alpi Occidentali.
La Strategia si è rivelata una via che non si può descrivere con aggettivi tipici delle altre vie che sono abituato a salire. Se la si guarda con gli occhi dell’abitudine e dell’ordinarietà probabilmente non risulta neanche particolarmente interessante, visto che le fessure sono spesso sfuggenti o cieche, la roccia un po’ lichenata e l’arrampicata in sé non particolarmente entusiasmante. Ma se la si prova a guardare con occhi diversi, beh ecco allora le cose cambiano sostanzialmente e la Strategia diventa una via unica nel suo genere, una via in cui le capacità del puro scalatore non bastano e bisogna tirare fuori in pizzico di quelle dell’alpinista.
Fatta eccezione per alcuni brevi tratti, sono 350 metri di arrampicata difficile e molto psicologica, in cui la linea non sempre è così evidente, in cui non ci sono spit e in cui non si possono mettere protezioni esattamente dove si vuole.
Alcuni tiri rimangono ben impressi nella mente, come i primi 2, complessi e psicologici, il quarto, una fessura di mano magnifica seguita da un’imprevedibile e provvidenziale traverso orizzontale  in piena parete e il nono, dove non si può non pensare ad Isidoro Meneghin ed Ugo Manere che fra l’80 e l’81 salgono questo itinerario pazzesco per il Piemonte di quei tempi (non a caso irripetuto fino alla riscoperta di Trombetta e soci).
Trovo giusto non dire troppo altro su questa via, di cui uno dei principali elementi di fascino è proprio quel pizzico di mistero che l’ha sempre avvolta e che trovo giusto vada preservato. Ottima la relazione sul blog di Adriano con un’unica imprecisione sull’ultimo tiro, dove dopo il muro tecnico non bisogna andare a destra, ma, logicamente, a sinistra.
Che dire dell’impegno complessivo? Personalmente, considerando lunghezza, continuità delle difficoltà ed estrema parsimonia nell’attrezzatura presente, la considera una via decisamente impegnativa, che riempie sicuramente la giornata di una cordata di semplice arrampicatori della domenica con noi. 
Per gli appassionati dei numeri se dovessi valutarla con scale e criteri attuali direi R2+, 12L, 7b max, 6a/A1+ obbl.
Poche e bruttine le foto che allego, chiedo venia...





La parete SW dell'Ancesieu

Gianluca su L6


Cappe su L8

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