Sea è tornata di
moda. Come spesso accade è bastato qualche spit alle soste e sulle placche, un
pizzico di marketing ben fatto in rete e come per magia lo stesso vallone che
15 anni fa sembrava essere letteralmente dimenticato torna a rifiorire, a
giusto titolo, di una massiccia frequentazione.
Un pizzico di storia, recente e meno, per gli appassionati…
Sea è sempre stata considerata un po’ la Valle dell’Orco di serie B: esplorata fra fine anni 70 e per tutti gli anni 80 dagli stessi autori delle vie più famose di Caporal e Sergent, ha visto calare l’oblio praticamente per tutti gli anni 90 ed i primi anni del nuovo millennio, quando gli aficionados che continuavano a vedersi in giro erano praticamente sempre e solo gli stessi e le vie percorse una piccola manciata rispetto alle centinaia tracciate.
Un pizzico di storia, recente e meno, per gli appassionati…
Sea è sempre stata considerata un po’ la Valle dell’Orco di serie B: esplorata fra fine anni 70 e per tutti gli anni 80 dagli stessi autori delle vie più famose di Caporal e Sergent, ha visto calare l’oblio praticamente per tutti gli anni 90 ed i primi anni del nuovo millennio, quando gli aficionados che continuavano a vedersi in giro erano praticamente sempre e solo gli stessi e le vie percorse una piccola manciata rispetto alle centinaia tracciate.
Dai primi del
2000 puntualmente qualche linea veniva ripresa e “risistemata” da alcuni attivissimi
ed encomiabili “locals” (vedi “Spit Story”, probabilmente la più bella via
sportiva di Sea) e qualcuna di nuova tracciata, alcune anche assolutamente
piacevoli e spesso ripetute (come Titanic, la classica plaisir del vallone). Ci
pensò anche Adriano Trombetta, che a Sea si dedicò alle sue amate quanto
criticate “combinazioni”, che di fatto univano i tiri più belli di vie
preesistenti, aprendo talvolta tratti nuovi per collegarli. I risultati del suo
lavoro, dopo qualche peccato di giovinezza iniziale, erano spesso dei piccoli
gioielli della scalata granitica, si pensi a itinerari come “Incubo di Sea II:
il ritorno” o “Incastro a Mario”.
Nonostante questa attività però, Sea non era mai ri-decollata e la gente in giro sempre pochissima, per usare un eufemismo.
Nel corso degli anni ci sono sempre ritornato, almeno una volta all’anno, e ogni volta ne tornavo con il piacevole appagamento di una bellissima giornata di scalata su granito su vie brevi ma intense, dove anche se i tiri erano solo 4 o 5, ogni volta si arrivava a terra dopo l’ultima doppia avendone già abbastanza.
Un paio di anni fa, dopo una ripetizione della bellissima “Valle del Narciso”, mi ero però reso conto che forse le vie più interessanti (per me) a Sea erano finite, a meno di non andare a rovistare sulle vie anni 80 probabilmente mai o pochissimo riprese.
Gli arrampicatori però, per fortuna, sono una razza molto eterogenea: ci sono i ripetitori seriali, i liberisti, gli artificialisti, gli apritori dal basso, quelli dall’alto e chissà forse anche quelli di lato…E ci sono anche i romantici innamorati folli di qualche luogo, che a Sea si sono materializzati nei torinesi fratelli Enrico. Appassionati dei luoghi più dimenticati delle Alpi Occidentali, di cui Sea rappresenta forse un archetipo, Luca e Matteo hanno iniziato un’opera seriale di riscoperta delle vie anni ’80 di Sea, concentrandosi principalmente sulle due strutture più importanti del vallone, lo Specchio di Iside ed il Trono di Osiride. Sono “rinati” una ventina di itinerari antichi, in cui i fratelli hanno operato un lavoro titanico di sistemazione delle soste a spit, pulizia e talvolta rettifica dei tiri sempre alla ricerca delle linee più belle, mantenendo sempre un perfetto equilibrio fra terreno protetto a spit sui muri e fessure totalmente clean. Riflesso di te Stesso, Luna Calante, Soffio di Fiaba, solo per citarne tre, hanno riscosso immediatamente un successo mai conosciuto prima e probabilmente sulle pareti di Sea si sono visti più scalatori negli ultimi due anni che nei 20 precedenti.
Le notizie si sono sparse e così si è assistito persino al ritorno dei pionieri anni ’80 (come Maurizio Oviglia, che ha liberato alcune sue vecchie vie e ne ha aperte di nuove) ed alle libere estreme, in primis quella del top mondiale Jacopo Larcher, che ha salito all free la mitica “Così parlò Zarathustra”, un “misero” 7c+ a suo dire J (bellissimo a quanto pare).
Nonostante questa attività però, Sea non era mai ri-decollata e la gente in giro sempre pochissima, per usare un eufemismo.
Nel corso degli anni ci sono sempre ritornato, almeno una volta all’anno, e ogni volta ne tornavo con il piacevole appagamento di una bellissima giornata di scalata su granito su vie brevi ma intense, dove anche se i tiri erano solo 4 o 5, ogni volta si arrivava a terra dopo l’ultima doppia avendone già abbastanza.
Un paio di anni fa, dopo una ripetizione della bellissima “Valle del Narciso”, mi ero però reso conto che forse le vie più interessanti (per me) a Sea erano finite, a meno di non andare a rovistare sulle vie anni 80 probabilmente mai o pochissimo riprese.
Gli arrampicatori però, per fortuna, sono una razza molto eterogenea: ci sono i ripetitori seriali, i liberisti, gli artificialisti, gli apritori dal basso, quelli dall’alto e chissà forse anche quelli di lato…E ci sono anche i romantici innamorati folli di qualche luogo, che a Sea si sono materializzati nei torinesi fratelli Enrico. Appassionati dei luoghi più dimenticati delle Alpi Occidentali, di cui Sea rappresenta forse un archetipo, Luca e Matteo hanno iniziato un’opera seriale di riscoperta delle vie anni ’80 di Sea, concentrandosi principalmente sulle due strutture più importanti del vallone, lo Specchio di Iside ed il Trono di Osiride. Sono “rinati” una ventina di itinerari antichi, in cui i fratelli hanno operato un lavoro titanico di sistemazione delle soste a spit, pulizia e talvolta rettifica dei tiri sempre alla ricerca delle linee più belle, mantenendo sempre un perfetto equilibrio fra terreno protetto a spit sui muri e fessure totalmente clean. Riflesso di te Stesso, Luna Calante, Soffio di Fiaba, solo per citarne tre, hanno riscosso immediatamente un successo mai conosciuto prima e probabilmente sulle pareti di Sea si sono visti più scalatori negli ultimi due anni che nei 20 precedenti.
Le notizie si sono sparse e così si è assistito persino al ritorno dei pionieri anni ’80 (come Maurizio Oviglia, che ha liberato alcune sue vecchie vie e ne ha aperte di nuove) ed alle libere estreme, in primis quella del top mondiale Jacopo Larcher, che ha salito all free la mitica “Così parlò Zarathustra”, un “misero” 7c+ a suo dire J (bellissimo a quanto pare).
In una bella
giornata estiva, di ritorno dal granito delle Lofoten, con Elvio abbiamo
ripetuto proprio Riflesso di Stesso, probabilmente la nuova classica moderna e
non possiamo che confermarne la super bellezza. 5 tiri tutti molto piacevoli e
vari, con un alternanza di scalata su muro (L1 e L5) e di bellissime fessure
facilmente proteggibili (L2 ed L4).
Ora che Sea è
tornata, speriamo di riuscire tutti quanti a mantenerne, anche nella sua
versione 2020, quel carattere selvaggio e piacevolmente malinconico che la
rende unica e per cui amiamo così tanto andarci e ritornarci.
Il bel L3, quasi tutto da proteggere (comodamente) |
Elvio su L3 |
Ci si diverte per fortuna... |
La fessura larga di L4 |
...per cui ci sta un classico "più impressionante che difficile" |
Il muretto di 6c+ dell'ultima lunghezza |
Prima di arrivare al crux... |
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