Era davvero da molto tempo che non tornavo al Mongioie, dopo
quella Teresin percorsa diversi anni fa in cui mi resi conto di cosa voleva
dire la chiodatura lunga di Motto su queste pareti. Ricordo bene che tornai a
casa bastonato, non senza aver ceduto il passo sull’ultimo tiro chiedendo al
mio compagno di quella giornata, vecchia volpe ben più navigata di me, di
proseguire dal rinvio da cui proprio io non riuscivo ad andare via.
Il tempo è passato e questa Ciri stavolta mi ha davvero
divertito. In una bellissima giornata di inizio luglio con Giacomo decidiamo di
tornare su questa parete di cui avevo ricordi molto seri. Ciri è un’altra
bellissima via, i cui primi 4 tiri non sfigurebbero neppure sulle pareti
calcaree più belle d’Europa, Wenden compreso. Bellissimi in particolare il
primo ed il secondo tiro, rispettivamente 6c+ e 6c, dove le difficoltà sono
continue e la chiodatura, seppure obbligatoria, mai pericolosa.
Il terzo tiro riserva una piccola sorpresina poco dopo la
partenza, dove pare che il buon Manlio abbia voluto lasciare un pizzico di
ingaggio in più nella parte centrale del tiro, qui fra 2 protezioni la caduta è
davvero sconsigliata. Nulla di esageratamente difficile, ma attenzione alla
corretta scelta della linea…
Dopo il quarto tiro, difficoltà e qualità della scalata
cambiano sostanzialmente e il tutto si riduce ad una scalata ordinaria su bel
calcare fino in cima alla cupola dei Campanili. Per fortuna o purtroppo? Certo
se i tiri impegnativi fossero il dopppio, le cose cambierebbero
sostanzialmente, e l’appellativo di “Wenden piemontese” diventerebbe quanto
meno riduttivo…
L1 |
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La Rocca dei Campanili |
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