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martedì 18 settembre 2012

Mongioie, Rocca dei Campanili, Ciri



Era davvero da molto tempo che non tornavo al Mongioie, dopo quella Teresin percorsa diversi anni fa in cui mi resi conto di cosa voleva dire la chiodatura lunga di Motto su queste pareti. Ricordo bene che tornai a casa bastonato, non senza aver ceduto il passo sull’ultimo tiro chiedendo al mio compagno di quella giornata, vecchia volpe ben più navigata di me, di proseguire dal rinvio da cui proprio io non riuscivo ad andare via.
Il tempo è passato e questa Ciri stavolta mi ha davvero divertito. In una bellissima giornata di inizio luglio con Giacomo decidiamo di tornare su questa parete di cui avevo ricordi molto seri. Ciri è un’altra bellissima via, i cui primi 4 tiri non sfigurebbero neppure sulle pareti calcaree più belle d’Europa, Wenden compreso. Bellissimi in particolare il primo ed il secondo tiro, rispettivamente 6c+ e 6c, dove le difficoltà sono continue e la chiodatura, seppure obbligatoria, mai pericolosa.
Il terzo tiro riserva una piccola sorpresina poco dopo la partenza, dove pare che il buon Manlio abbia voluto lasciare un pizzico di ingaggio in più nella parte centrale del tiro, qui fra 2 protezioni la caduta è davvero sconsigliata. Nulla di esageratamente difficile, ma attenzione alla corretta scelta della linea…

Dopo il quarto tiro, difficoltà e qualità della scalata cambiano sostanzialmente e il tutto si riduce ad una scalata ordinaria su bel calcare fino in cima alla cupola dei Campanili. Per fortuna o purtroppo? Certo se i tiri impegnativi fossero il dopppio, le cose cambierebbero sostanzialmente, e l’appellativo di “Wenden piemontese” diventerebbe quanto meno riduttivo…
L1
L1
La Rocca dei Campanili


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